Giovanni Angelo Canini (Roma, 1608 – Roma, 1666) - Il mito di Apollo e Dafne


Descrizione dell’oggetto d’antiquariato :

"Giovanni Angelo Canini (Roma, 1608 – Roma, 1666) - Il mito di Apollo e Dafne"
Giovanni Angelo Canini (Roma, 1608 – Roma, 1666) - Il mito di Apollo e Dafne
Olio su tela (84 x 100 cm - in cornice 106 x 125 cm.)
L’opera è corredata da expertise del prof. Giancarlo Sestieri (Roma)

I dettagli completi della presente opera sono consultabili direttamente dal seguente - LINK -

‘’ La ringrazio di avere sottoposto alla mia attenzione questa qualitativa ed interessante scena mitologica (olio su tele, cm. 84 x 100) che si riferisce ad un episodio narrato da Ovidio nelle sue Metamorfosi, precisamente il mito di Apollo e Dafne, uno degli amori non corrisposti più celebri della mitologia classica, episodio tratto dall’antica cultura latina, e ripreso a partire dal Rinascimento, una così struggente storia d’amore con profondi significati simbolici.

Dafne, figlia del dio fluviale Peneo, rappresentato in basso sulla destra, è inseguita da Apollo che, colpito da una freccia d’oro di Cupido, nascosto con un sorriso beffardo tra la boscaglia, se ne innamora perdutamente. Lo vediamo qui, pervaso da una irrefrenabile passione, mentre cerca invano di afferrare la ragazza che, colpita dallo stesso Cupido da una freccia di piombo, sarà invece destinata a scappare e rifiutare l’amore di Apollo.

Stremata da questa continua fuga, Dafne raggiunge il padre, il dio-fiume Peneo, che per salvarla la trasforma in un albero d’alloro, con i suoi arti che stanno perdendo l’aspetto umano per divenire dei ramoscelli.

Mi sono dilungato nella descrizione di questa scena in quanto, pur essendo un soggetto spesso ripreso in pittura a partire soprattutto dalla seconda metà del XVII secolo e nella prima metà del successivo, è assai raro incontrarne esemplificazioni così curate nei dettagli che rendono edotti del susseguirsi degli eventi.

Inoltre nonostante le considerevoli misure, tipiche di una quadreria aristocratica, esso ha un’impronta figurativa chiara e ben definita nei contorni, unitamente a un’impronta pittorica vivida ma dalle cromie come raggelate, che denunciano la presenza di un autore edotto anche dell’incisone che costituì probabilmente la sua principale attività insieme alla pratica costante del disegno.

Infatti il dipinto qui preso in considerazione è riconducibile alla mano di Giovanni Angelo Canini (Roma 1608 – 1666).

Una testimonianza di sicura autografia che potrebbe ricollegarsi alla serie di opere realizzate dal Canini per il cardinale Camillo Astaldi, un mecenate che nel 1645-50 gli aveva commissionato varie decorazioni pittoriche con soggetti profani (alcune firmate), tra cui “Storie di Rinaldo e Armida”, destinate al suo Castello Theodoli di Sambuci (vicino a Tivoli), molte delle quali andate perdute.

Databile intorno al 1650, l’opera riflette un’emancipazione del Canini dall’iniziale prevalente impostazione stilistica improntata sul Domenichino, di cui fu allievo diretto sino alla partenza del maestro per Napoli, rimanendo comunque legato alla sua orbita classicistica, ma affermando un suo evidente interesse anche per le montanti affermazioni del Barocco.

Il presente dipinto infatti, seppur realizzato con un linguaggio figurativo ancora strettamente classicistico, segue un gusto narrativo di stampo già barocco, nella dettagliata descrizione degli eventi, in cui comunque la figura umana gioca un ruolo di protagonista, pur con nitidi elementi arborei sullo sfondo.

Riguardo alla sua attività pittorica di destinazione privata, purtroppo andata in gran parte perduta o oscurata da devianti attribuzione, merita ricordare che Giovanni Angelo Canini aveva acquisito un significativo credito presso l'élite culturale romana, grazie agli stretti rapporti di stima con la regina Cristina di Svezia, nonché le relazioni documentate con la corte dei Savoia. ''

Le condizioni di conservazione dell’opera appaiono buone.

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:

Il dipinto viene venduto completo di una piacevole cornice ed è corredato di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.
Ci occupiamo ed organizziamo il trasporto delle opere acquistate, sia per l'Italia che per l'estero, attraverso vettori professionali ed assicurati.

Qualora abbiate il desiderio di vedere questa od altre opere di persona, saremo lieti di accogliervi nella nostra nuova galleria di Riva del Garda, in Viale Giuseppe Canella 18. Vi aspettiamo!

Contattateci per qualsiasi informazione o per organizzare un a visita, saremo lieti di rispondervi.

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Prezzo: 7 600 €
credit
Artista: Giovanni Angelo Canini (rome, 1608 - Rome, 1666) - Expertise Du Prof. Giancarlo Sestieri (rome)
Epoca: XVII secolo
Stile: Alto periodo-Rinascimento-Luigi XIII
Stato: Sato molto buono

Materiale: Olio su tela
Larghezza: encadré 125 cm.
Altezza: encadré 106 cm.

Riferimento (ID): 1256454
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Giovanni Angelo Canini (Roma, 1608 – Roma, 1666) - Il mito di Apollo e Dafne
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