Putti in gioco in un paesaggio boschivo
Olio su tela, cm 41 x 29
Cornice lignea dorata coeva, riccamente intagliata, 54 x 41
In questa vivace scena pastorale, un gruppo di putti nudi è colto in un momento di gioco con bocce e brilli, disposti in primo piano all’interno di un paesaggio idilliaco di gusto tardo-barocco. Sullo sfondo, si intravedono degli edifici, vegetazione selvaggia e una figura solitaria, seduta, che pare stia pescando.
La stesura cromatica, fatta di impasti morbidi e chiaroscuri vibranti, insieme al paesaggio caratterizzato da una luce atmosferica soffusa e sfumata, rimanda alla scuola pittorica genovese di fine Seicento, influenzata sia dalle suggestioni veneto sia dal classicismo romano.
Il dipinto, opera di un colto pittore attivo nell’ambiente ligure, riflette i modi e i temi coltivati da Domenico Piola, Giovanni Andrea de Ferrari e in parte anche da Bartolomeo Guidobono, quest'ultimo noto per l'influenza crepuscolare e per i suoi paesaggi da favola popolati di putti, ninfe e figure mitologiche.
L’iconografia dei putti, simboli dell’età dell’innocenza, dell’abbondanza e della gioia vitalistica, era frequente sia nella decorazione sacra che in quella profana, dove spesso assumeva valore allegorico (stagioni, arti, passioni umane). In particolare, in area genovese, questi soggetti erano destinati tanto alla committenza privata quanto all’apparato decorativo di ville suburbane e palazzi cittadini, trovando larga diffusione soprattutto nella pittura da cavalletto e nelle sovrapporte.