Vittorio Matteo Corcos (Livorno 1859- Firenze 1933), Ventaglio dipinto, 1880-1885 circa.
Olio su seta, cm.
Firmato “V. Corcos” in basso a sinistra.
Il ventaglio, realizzato in raso di seta color avorio, risale probabilmente al periodo parigino di Corcos. Trasferitosi nella città nel 1880, il pittore entra nella cerchia di artisti del mercante Goupil, il quale gli commissiona, tra le varie opere, la decorazione di alcuni ventagli.
La base rigida, la baraja, è realizzata probabilmente in un materiale simile all’osso e tenuta insieme da un bottone in madreperla. Ilpavese dipinto raffigura una donna seduta su un ramo fiorito decisamente stilizzato. La scena è probabilmente ambientata in una stagione fredda; la dama infatti indossa una sorta di cloche, lunghi guanti ed una pelliccia, forse di visone. Tra le mani regge un bouquet di fiori mentre sorride candidamente allo spettatore. L’artista sceglie una palette invernale ed uniforme, composta da bianchi lattescenti e sfumature di azzurro, la quale si sposa perfettamente col candore della stoffa.
BIOGRAFIA
Vittorio Matteo Corcos nasce a Livorno nel 1859 da genitori ebrei. Mostrando attitudine al disegno, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, sotto la guida del suo compaesano Enrico Pollastrini.
Nonostante la piega realista che prendono le istituzioni d’arte del tempo, il giovane Corcos si scontra con una ritrosia da parte del corpo insegnante verso una raffigurazione più diretta del “vero”. Disilluso dall’ambiente accademico, ancora studente intraprende un viaggio a Napoli dove trova un approccio più affine alle sue tendenze artistiche nel pittore Domenico Morelli.
A questo periodo risalgono Arabo in preghiera, dipinto orientalista acquistato dal Re Francesco II ed oggi conservato al Museo di Capodimonte e Il boia, ricordato dal Targioni Tozzetti (1929) come "(…) evidentemente ispirata da Ribera". Nel 1880, due anni dopo il suo arrivo nella città partenopea e su suggerimento del maestro, si trasferisce a Parigi; qui si inserisce nel circolo di artisti che gravita attorno al mercante d’arte Goupil e conosce Giovanni Boldini e De Nittis. Al tempo stesso frequenta lo studio del ritrattista dell'alta borghesia parigina, Léon Bonnat.
Al Salon del 1881 il pittore presenta un quadro di grandi dimensioni e di soggetto parigino,À la brasserie, ottenendo un notevole successo, poi ripetuto al Salon dell’anno seguente con Rêverie, Lune de miel, L'anniversairee a quello del 1885 con un grande Ritratto di dama, molto lodato dalla critica. Da questo momento in poi si aggiudica il soprannome di "peintre des jolies femmes" : come il collega e amico Boldini, diventa uno degli artisti preferiti dalla scena mondana parigina e soprattutto della nobildonne, dedicandosi a temi graziosi particolarmente richiesti dalla clientela di Goupil come in Les papillons e L'amateur des estampes.
Nel 1886 Corcos torna nel suo paese natale per svolgere il servizio militare per poi partecipare all’Esposizione di Livorno, dove erano presenti macchiaioli e pittori provenienti da tutta Italia.
L’anno successivo, dopo essersi convertito al cattolicesimo, sposa Emma Ciabatti e si stabilisce a Firenze, che lascerà solo saltuariamente per viaggi di lavoro a Londra e Parigi, e dove si afferma come abilissimo e ricercato ritrattista.
All'Esposizione di Firenze del 1896, che riuniva a Fattori, Signorini, Borrani, Cabianca e Nomellini ma anche Monet, Gérôme, Puvis de Chavannes, Burne-Jones e Alma-Tadema, destò scalpore il quadro Sogni, ora alla GAM di Roma. La giovane, figlia dell’amico scrittore Augusto Vecchi, è ritratta seduta a gambe accavallate mentre guarda lo spettatore negli occhi: una posa giudica troppo disinibita e addirittura sconveniente per la morale dell’epoca. Le opere di Corcos diventano il vincolo attraverso il quale si diffonde l’immagine della donna della Belle Époque, più emancipata della sua predecessora. Ugo Ojetti scriveva sul Corriere della Sera nel 1933: " (…) Chi non conosce la pittura di Vittorio Corcos? Attenta, levigata, meticolosa, ottimistica: donne e uomini come desiderano d'essere, non come sono".
Oltre che autore di un famoso ritratto di Giovanni Carducci, frequentatore del salotto letterario della moglie, l’artista fu commissionato dal municipio di Livorno un Ritratto di Garibaldi nonché una serie di tele raffiguranti di importanti contemporanei come quello di Giacomo Puccini.
Nel 1913 dona un suo Autoritratto per la Galleria dei Ritratti degli Uffizi.
Durante la sua brillante carriera riceve anche committenze regali, tra cui il ritratto ufficiale di Carlos e Amalia del Portogallo (1904), quello dell'imperatore Guglielmo II con l'imperatrice Augusta Vittoria (1904), della Regina Margherita nel 1922. Tra le ultime commissioni ufficiali figura anche un ritratto di Benito Mussolini. Muore a Firenze nel 1933.