XVII secolo
La battaglia di Lechfeld
Legno di bosso, cm 32 x 67
Cornice, cm 44 x 78
Lungo il profilo iscrizione “ALSO HEFT GOTT DE WETT GELEVET DAT BESINEN”
Facendo uso del termine bassorilievo ci si riferisce ad una tecnica scultorea che prevede l’intaglio della superficie di un blocco squadrato in pietra o in legno. Col vocabolo s’intende indicare, nello specifico, il contrasto rialzato, in cui l’immagine ritratta è rilevata, a meno della sua metà, sopra il piano di fondo. Il bassorilievo è impiegato, già prima del terzo millennio a.C., in Egitto e in Mesopotamia. Gli esemplari egizi più antichi risalgono agli inizi del periodo dinastico: le cosiddette “palette da belletto”. Sebbene, come appena osservato, la tecnica abbia origini molto antiche, è necessario fare riferimento alla sua fortuna anche tra il Rinascimento ed il periodo barocco, come risulta evidente per quanto concerne le opere di Ghiberti, Donatello, Vasari, Cellini e Giambologna.
In questo bassorilievo in pregiato legno di bosso è rappresentata una scena di battaglia, identificabile probabilmente con la battaglia di Lechfeld (10 agosto 955), che segnò la fine delle incursioni dei Magiari – o Ungari – in Europa centrale. In questo scontro, l’imperatore Ottone I sconfisse definitivamente il comandante militare magiaro, l'harka Bulcsú, e i suoi luogotenenti Lehel e Súr, mettendo fine alle incursioni ungheresi che terrorizzavano l’intera Europa occidentale: in seguito al nefasto esito del conflitto, i magiari si ritirarono in Ungheria e il loro re si convertì, assumendo il nome di Stefano I e cessando di costituire un pericolo per la cristianità. Nei testi entro cui si presentano gli episodi cruciali della battaglia si narra di come le truppe di Ottone I abbiano raggiunto la vittoria grazie al supporto di Dio, che combatté al fianco dell’esercito ottoniano contro gli ungari, a quelle date ancora pagani: secondo i suoi biografi, fu il sovrano stesso a dichiarare: «Ci sono superiori in numero, lo so, ma non hanno né le nostre armi, né il nostro coraggio. Sappiamo anche che essi non hanno l'aiuto di Dio, e questo ci è di grandissimo conforto». Nelle cronache della battaglia, che fu particolarmente sanguinosa, si ricorda che l’esercito cristiano digiunò e pregò nei tre giorni che precedettero lo scontro campale e che Ottone I celebrò una sontuosa messa la mattina prima dello scoppio del conflitto. L’iscrizione che corre lungo tre dei quattro lati del bassorilievo, ALSO HEFT GOTT DE WETT GELEVET DAT BESINEN, fa riferimento al supporto di Dio ai soldati in battaglia; Dio appare, nell’iconografia del bassorilievo, in alto al centro: pare guidare l’esercito alla vittoria. Nella descrizione della battaglia, all’interno di una radura sono presentati soldati disarcionati ed una serie di combattimenti corpo a corpo. Il soldato caduto da cavallo in primo piano è identificabile con il condottiero cristiano Corrado il Rosso, che morì eroicamente in battaglia colpito da una freccia scagliata dai magiari.