Bernardo Strozzi (1581-1664)
Filosofo
olio su tela
cm 90×70
L’opera e’ corredata da una scheda critica di Camillo Manzitti.
La raffigurazione a mezzo busto di santi, filosofi e anacoreti, secondo la piu’ usuale iconografia controriformistica, veniva richiesta molto spesso a Bernardo Strozzi, che vi eccelleva per il vigore espressivo ch’egli sapeva infondere ai volti, campioni d’una umanita’ interpretata con grande realismo, aliena da qualunque patetismo convenzionale e di maniera, ma dove la severa espressivita’ accentuava negli incarnati solcati da rughe profonde e nelle folte barbe, che infondevano ai volti accenti d’importanza e solennita’.
Fondamentale, soprattutto negli anni maturi, cui quest’opera (olio su tela, cm 90×70) indubbiamente va riferita, e’ l’utilizzo della luce, appreso agli inizi dallo studio di opere appartenenti alla corrente caravaggesca, che lo Strozzi ebbe modo d’ammirare nelle ricche quadrerie genovesi. Qui la luce scende obliqua, come quella che s’indovina proveniente da una sorta di lucernaio, a svelare nell’antro severo, un’immagine viva e un atteggiamento di assorta meditazione di un anziano personaggio, che l’assenza di aureola suggerisce d’identificare come un probabile filosofo, immerso nella lettura del pesante volume.
La straordinaria maestria di Bernardo esprime nelle pennellate veloci e materiche, con cui egli esalta con grande efficacia i tratti piu’ espressivi d’ogni particolare dell’opera, attraverso una pittura di macchia veloce e priva di rifiniture e correzioni, per un uso strutturale del colore, che costruisce la forma senza ricorrere all’aiuto del disegno preliminare a crearne i limiti delle campiture.
Grazie alla spavalda sicurezza d’esecuzione e’ possibile seguire facilmente l’intero percorso delle pennellate, che intersecano e sovrappongono l’una all’altra senza amalgamarsi, ognuna con infallibile coerenza e costante funzionalita’ all’innato senso della forma di Bernardo, una sommarieta’ che nulla concede mai alla casualita’.
Se l’evoluzione progressiva del pittore e’ facilmente riconoscibile nello stile che ne caratterizza le opere lungo il percorso della sua prima attivita’, a partire dall’ultima fase del terzo decennio, i suoi modi variano ormai di poco. Non e’ dunque sempre agevole distinguere quanto prodotto negli ultimi anni genovesi dai lavori eseguiti a Venezia, dove Bernardo si trasferisce nel 1633, per fuggire dalla persecuzione dei frati Cappuccini che volevano riportarlo alla vita conventuale.
In questo dipinto, tuttavia, il plinto architettonico sullo sfondo, elemento inusuale nelle opere genovesi, quando Bernardo raffigurava i personaggi su sfondo scuro, totalmente privo di dettagli accessori, secondo l’esempio di Caravaggio, sembra suggerire un’appartenenza di quest’opera ai piu’ maturi anni veneziani