XVII secolo, seguace di Giuseppe Recco (Napoli,1634- Alicante,1695)
Natura morta di pesci, calamari, ostriche e coralli sulla spiaggia
Olio su tela, 57,5 x 117 cm
Con cornice, cm
Sul retro della tela sigillo in ceralacca ed etichetta inventariale di inizio Novecento recante la scritta "P.[or]ta / sc.[uola] Sorrento / lotto n.3 / [...] Recco".
Questa tela persegue in pieno gli stilemi della natura morta seicentesca che ebbe come genere a Napoli una delle sue capitali. Molti sono i nomi che si distinsero in questa tipologia di opere, raffigurando fiori, frutti, strumenti musicali e animali, fra cui si annoverano, appunto, pesci, molluschi e crostacei. In questo senso Giuseppe Recco fu uno dei capisaldi della scuola napoletana, raffigurando diversi soggetti nella sua produzione ma con una particolare propensione per le nature morte marine, riprese poi anche dai suoi figli Elena e Nicola Maria; allievo di Paolo Porpora e figlio del pittore Giacomo, il Recco ideò composizioni che fecero scuola all’interno del panorama pittorico napoletana riuscendo però a distinguersi in special modo per la rappresentazione della fauna marina, come attestano critici e biografi, per la resa vivida e lucentezza di questi ultimi che avrebbe superato quella di tutti quelli che lo avevano preceduto. Quest’opera riprende in pieno il suo stile e le sue composizioni: le scaglie dei pesci riflettenti la luce, risaltata da un’ambientazione buia, la disposizione disordinata, la varietà delle specie, fra cui compaiono triglie, barracuda, branzini, occhioni, rossi coralli, calamari grigiastri e ostriche dal guscio scuro. L’apertura sullo sfondo marino non contrasta con i protagonisti del primo piano e il cielo nuvolo, insieme agli scogli di color terroso fosco, ricrea in una forma variegata e ariosa gli ambienti completamente bui e al chiuso presenti in altre rappresentazioni. La tangenza con il Recco si ritrova in molteplici opere della sua produzione, soprattutto con la tela ricordata presso la Galleria Paolo Sapori a Spoleto; inoltre sul retro dell'opera compare un sigillo in ceralacca ed etichetta inventariale di inizio Novecento recante la scritta "P.[or]ta / sc.[uola] Sorrento / lotto n.3 / [...] Recco", che permette di associare con assoluta sicurezza questa tela con la bottega o con i seguaci dell’artista che furono attivi nel corso della seconda metà del Seicento.