Egisto Sarri (Figline Valdarno 1837 – Firenze 1901) , “Primi Passi”, 1884.
Olio su tela, cm. 60 x 73
Firmato "E. Sarri / Firenze 1884"in basso a destra
La tela raffigura una scena d’interno facente parte del ciclo Vita quotidiana a Pompei. Il soggetto che dà il titolo all’opera, “Primi Passi”, ci offre una visione intima e serena di quella che poteva essere la maternità per una matrona romana, ovviamente reimmaginata dall’artista. All’interno degli ariosi spazi della domus qui raffigurata, le paretiaffrescate da grottesche si tingono di colori scuri mutati, che contrastano col chiaro grigiore dei pavimenti in marmo. La stanza, alquanto spoglia, è decorata da pochi oggetti: un piccolo sgabello nero e dorato in basso a destra, vicino alla firma; dalla parte opposta, un’anfora celeste decorata a figure blu, dall’aspetto decisamente anacronistico; infine, un cesto di legno ricolmo di frutta, tra cui possiamo individuare mele e forse pesche.
Proprio una mela è ciò che attira l’infante sulla destra, ritratto in piedi e leggermente barcollante, mentre cammina verso la figura femminile che regge il frutto e che identifichiamo come sua madre. Vestita con una tunica bianca ed una pallarosa, è seduta su un cuscino rosso acceso, decorato da ricami dorati; quest’ultimo dettaglio, unito al prezioso braccialetto che adorna il polso della donna, ne chiariscono il rango sociale.
Il pargoletto agita verso l’alto le manine paffute con l’intento di afferrare il frutto, e nel mentre muove passi timidi ed incerti; le dita della giovanissima ancella, riconoscibile per i sandali “a schiava”, reggono il piccolo da un lembo di stoffa. Accanto alla madre e con fare quasi risoluto, un fanciullo poco più grande guarda la scena.
I due bambini dai biondissimi ricci tornano frequentemente in altre opere dell’artista, come in L’Ora dei Giochi e in Donna con due figli, entrambe facenti parte del medesimo ciclo pittorico.
BIOGRAFIA
Luigi Egisto Sarri nasce nel 1837 a Figline Valdarno, in provincia di Firenze. Di famiglia povera, Sarri frequenta una delle scuole dedicate ai meno abbienti del pedagogista Lambruschini; nel mentre, aiuta il padre Raimondo, imbianchino, nel suo lavoro. A soli undici anni manifesta una spiccata attitudine alla pittura e al disegno e, incoraggiato dai genitori, si iscrive all’Accademia di belle arti di Firenze nel 1850. Ammesso alla Scuola di disegno e figure grazie ad un suo foglio raffigurante l’Ecce Homodel Guercino, si stabilisce definitivamente a Firenze per continuare gli studi, sostenuto economicamente dalla comunità di Figline e dalla confraternita della Misericordia. Nel 1854 si iscrive alla Scuola di pittura dell’artista romantico Giuseppe Bezzuoli (1784-1855), per poi alla sua morte passare sotto la guida del pittore italo-svizzero Antonio Ciseri (1821-1891). Nonostante i premi e gli encomi da parte degli insegnati, la situazione economica di Sarri continua ad essere precaria, costringendo il giovane artista a lavorare su commissioni mal pagate. Nel 1857 dipinge Lorenzo de’ Medici che sfugge al pugnale dei congiurati nella sagrestia del duomo di Firenzeper un concorso dell’Accademia, con cui sfortunatamente non arriva tra i primi posti, come annota con rammarico nel suo Diarioil maestro Ciresi. All’Esposizione solenne della Società promotrice delle belle artidel 1861 Sarri espose una tela eseguita qualche anno prima, raffigurante Lorenzo de’ Medici, poiacquistata da un signore locale. Durante la fase giovanile l’artista concilia gli insegnamenti di Ciresi con l’approccio realista ma meno accademico di Scuola napoletana, sulle tracce di Domenico Morelli.
Nel 1863 re Vittorio Emanuele II gli commissiona il quadro Corradino di Svevia che ascolta la condanna a morte, sul quale esperimenta moltissimo con luce e colore senza ottenere i risultati sperati, tanto da lasciarlo incompiuto. Sempre nello stesso anno inizia la prolifica attività di ritrattista, talvolta avvalendosi della fotografia, come nel Ritratto di Gioacchino Rossini del 1866, nel ritratto di Vittorio Emanuele II di Savoia del 1870 circa, ora nella Galleria Palatina di palazzo Pitti, e Giuseppe Verdi, quest’ultimi realizzati da fotografie dei fratelli Alinari. Nel 1865 esegue gli affreschi nel piano nobile di casa Crispi a Firenze; tuttavia già due anni dopo si ritira sempre più nel suo studio escludendosi dal panorama artistico fiorentino più mondano. Assecondando il mercato francese ed inglese, Sarri inizia, dal 1875, una fruttuosa serie di dipinti raffiguranti scene pompeiane a tema domestico, che prosegue fino almeno al 1887 e che gli valgono un discreto successo economico.
Verso la fine degli anni Settanta nella critica riscopre un interesse verso il quadro a soggetto storico, come dimostral’Esposizione nazionale di Torino del 1880; per l’occasione realizza la tela Jacopo Guicciardini che rimprovera Clemente VII per l’assedio di Firenze, che però non viene accettato all’Esposizione. Allo stesso periodo appartiene Alessandro de’ Medici che rapisce una monaca, ora conservato nel palazzo pretorio del comune di Figline Valdarno. Oltre ad illustri ritratti, al pittore sono commissionati sipari e affreschi per alcuni teatri della provincia fiorentina, nonché una serie di tele a carattere religioso per i monasteri e le chiese minori. Nel 1900 partecipa al concorso promosso da Vittorio Alinari con il dipinto Apoteosi della Madonna oggi in collezione privata e nel 1901 termina il suo Autoritratto ora agli Uffizi. Si spegne nel novembre dello stesso anno; il figlio Corrado (1866-1944) diventa a sua volta pittore e soprattutto illustratore di libri per bambini e ragazzi.