Vincent Malò (Cambrai 1602/06-Roma 1644), La crocifissione di S. Andrea

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Descrizione dell’oggetto d’antiquariato :

"Vincent Malò (Cambrai 1602/06-Roma 1644), La crocifissione di S. Andrea"

Vincent Malò (Cambrai 1602/06-Roma 1644)

La crocifissione di S. Andrea

Olio su tavola, cm 51x68

Con cornice, cm 57x74

Scheda critica Prof. Alberto Crispo

Vincent Malò nacque a Cambrai, nel cuore della regione delle Fiandre francesi, probabilmente tra il 1602 e il 1606.  Dal 1623 al 1634, Malò fu allievo dei due pittori di maggior spicco presso la fiorente Anversa: inizialmente operò presso la bottega di Pieter Paul Rubens, da cui ereditò il marcato contrasto chiaroscurale di matrice caravaggesca, e successivamente presso David Teniers il Vecchio, da cui riprese la marcata caratterizzazione delle figure che animano scene di genere ed opere di soggetto religioso. Durante questo periodo, divenne membro della Corporazione di San Luca ad Anversa. Dopo il 1634, Malo si trasferì in Italia, stabilendosi a Genova. Lì visse e collaborò con un altro pittore fiammingo, Cornelis de Wael, che ebbe un ruolo importante nella comunità artistica fiamminga a Genova e che contribuì alla diffusione dei dettami del lenticolarismo nordico nel nord della Penisola. La città portuale di Genova offriva un ambiente ricco di potenziali committenti e collezionisti. Malò ricevette diverse commissioni per chiese e palazzi locali. Durante il suo soggiorno genovese, ebbe come allievo Antonio Maria Vassallo, che, insieme a suo figlio Vincent Malò II, fu il suo più celebre successore. Tra le opere eseguite dal pittore fiammingo per Genova vi è la Visione di Sant’Ampelio della chiesa genovese di Santo Stefano: l’opera fu eseguita attorno al 1637, quando vennero ritrovate le reliquie del Santo: il dato si rivela di particolare importanza per la collocazione del Malò in Liguria negli anni ’30 del Seicento. Malò, durante il suo decennale soggiorno italiano, si stanziò anche a Firenze e Roma, dove morì il 14 aprile 1644. La sua famiglia fece ritorno ad Anversa e nel 1652 suo figlio fu ammesso nella Corporazione di San Luca come figlio di un maestro. Vincent Malo dipinse scene di genere, soggetti religiosi e mitologici, e occasionalmente ritratti. Le sue prime opere mostrano ancora tratti manieristi, mentre le opere mature rivelano uno stile barocco vicino a quello di Rubens e van Dyck. A testimonianza della sua notevole fortuna critica è necessario ricordare come un suo breve profilo biografico ed artistico fosse stato delineato già nella seconda metà dei Seicento da Raffaele Soprani, che scriveva: “Visse gli anni passati in Genova Vincenzo Malò di Cambrai Pittor di vago colorito, & hebbero tal applauso i suoi pennelli, che non si stimavano ben adornati quei gabinetti, né quali qualche piciola tavola non si vedesse lavorata dalle sue mani. Haveva costui ne suoi primi anni imparata l’arte di pennelleggiare in Anversa sotto la custodia di David Tener [Teniers] Pittor molto stimato: ma, invaghitosi poi del bel modo che in dipingere teneva Pietro Paolo Rubens si portò in casa di quello, & ivi qualche tempo fermandosi attese con quiete d’animo a perfettionarsi nel suo mestiero; vero è che nell’opere sue cedeva sempre al colorito il dissegno, e perciò molto più che le grandi furono sempre gradite le picciole sue tele, e particolarmente in Genova dov’egli gran quantità ne colorì, valendosi ben spesso de’ dissegni di Cornelio de Vael [de Wael], che perciò sono elle tenute in gran stima dagli amatori della professione. Nell’Oratorio de SS. Pietro, & Paolo sono di suo la tavola dell’altar maggiore, & un grandissimo Cenacolo fatto da esso in pochissimi giorni, & in S. Stefano vi è la tavola di S. Ampegli consolato nella sua infirmità dalla visita dell’Angelo: ne altra sua fatica si vede in publico, essendo le altre tutte conservate da molti Cittadini nelle proprie case, e frà queste è molto bella una Santa Maria Madalena, che è appresso del Sig. Gio: Nicolò Cavana. Desideroso Vincenzo di vedere Firenze vi andò con tutta la sua famiglia, e dopo d’esservi dimorato qualche tempo, volle visitar la Città di Roma dove assai tosto cascando infermo per il suo modo di vivere sregolatissimo terminò li suoi giorni in età d’anni 45. in circa, e seco si spense la buona speranza, che s’haveva della sua felice riuscita” (R. Soprani, Le vite de pittori scoltori, et architetti genovesi, Genova 1674, p. 330).


La nostra tavola può essere facilmente associata all’operato del Malò, come rivelano i confronti con altre prove pittoriche del pittore fiammingo allievo di Rubens e Teniers. Si veda, ad esempio, il Camillo e il maestro di scuola di Falerii già da Pandolfini a Firenze, 14 novembre 2017, lotto 12, dove ritroviamo caratteri stilistici del tutto simili, dalle fisionomie al modo di delineare le vesti, ma si osservi anche il Trionfo di Davide presentato da Il Ponte a Milano, 26-27 ottobre 2016, lotto 563, in cui si rivedono dei guerrieri con corazza e cimiero assai vicini a quelli tratteggiati nella nostra tavola e soprattutto un aggraziato destriero quasi sovrapponibile al nostro, se non per la diversa inclinazione del capo. Nella composizione sono visibili due personaggi inusuali per quanto concerne la classica iconografia della crocifissione di Sant’Andrea: da un lato si ritrova il centurione Egea, che impone la crocifissione del santo, mentre di fronte si riscontra la presenza della moglie Maximilia, che era stata guarita proprio dal santo, che piange di dolore per il suo martirio.

Prezzo: 12 000 €
Epoca: XVII secolo
Stile: Altro stile
Stato: Buono stato

Materiale: Olio su tela
Lunghezza: 57
Larghezza: 74

Riferimento (ID): 1555711
Disponibilità: Disponibile
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