L'atmosfera chiara e ariosa, la pausata articolazione del paesaggio, la delicata armonia cromatica e la luminosità suggeriscono un gusto settecentesco. La marcata emotività arcadica di matrice romana testimonia come l'autore fosse a conoscenza dei testi pittorici del paesismo capitolino inaugurato da Gaspard Dughet. Tuttavia, osservando le figure e la resa atmosferica, la ricerca si indirizza verso la Scuola napoletana, in modo particolare agli esempi di Michele Pagano. Allievo di Raimondo De Dominici, il Pagano ebbe il merito di emanciparsi rispetto ai paesisti dei primi anni del XVIII secolo, ancora attardati nel solco della tradizione barocca. Lo spirito della sua arte è concretamente settecentesco, percepibile nelle delicate scelte luministiche, l'accurata definizione degli alberi e una equilibrata composizione. L'artista crea un vero e proprio pittoresco rosiano sulla scia di Gaetano Martoriello, creando soluzioni tra il razionalismo d'Arcadia ed esigenze di decorazione rocaille (Spinosa 1986), dove la natura è idealizzata nell'ambito chiuso di un atelier, pensata o sognata sulla base d'immagini letterarie.
Bibliografia di riferimento:N. Spinosa, Pittura Napoletana del Settecento, dal Barocco al Rococò, Napoli 1986, p. 96, 172-173, nn. 334-337R. Muzi, Michele Pagano, in La pittura di Paesaggio in Italia. Il Settecento, a cura di A. Ottani Cavina ed E. Calbi, Milano 2005, pp. 268-270



























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