Francesco Londonio (Milano, 1723 – 1783)
Ritratto di cagnolino
Olio su tela, cm 30 x 40
Con cornice, cm 45 x 49
Francesco Londonio, nato a Milano nel 1723, fu una figura di spicco nel panorama artistico lombardo del XVIII secolo, distinguendosi per la sua maestria nel rappresentare scene pastorali, paesaggi e, soprattutto, animali. La sua arte, che fondeva l'osservazione naturalistica con un gusto rococò e una sensibilità preromantica, offre uno sguardo affascinante sulla vita agreste e sulla cultura del suo tempo. Londonio ebbe una formazione artistica variegata e cosmopolita. Sebbene le fonti non sempre concordino sui dettagli relativi al primo periodo della sua attività artistica (frequentò, con ogni probabilità, la bottega del pittore Ferdinando Porta a Milano), è noto che in gioventù trascorse un periodo a Roma, dove ebbe modo di studiare i grandi maestri del paesaggio e di approfondire la sua conoscenza dell'arte classica: questa esperienza fu fondamentale per lo sviluppo del suo stile, arricchendolo di elementi compositivi e prospettici. Negli anni della formazione soggiornò anche a Parma, dove le opere di Correggio lo colpirono profondamente e plasmarono in maniera irreversibile il suo immaginario visivo. In gioventù, l’artista studiò anche incisione accanto all’acclamato maestro lombardo Benigno Bossi, raggiungendo validi esiti anche per quanto concerne questa forma d’arte. La prima opera certa di Londonio è identificabile con un disegno dal vero, Un toro e una mucca in riposo, datato 1753 e conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. Il suo primo dipinto firmato, Mercato di bestiame, risale al 1756 e si trova attualmente in una collezione privata milanese. Londonio si concentrò principalmente sulla pittura di animali e scene rurali, spesso raffiguranti pastori e bestiame. Ciò che contraddistingue maggiormente la produzione del pittore milanese è la sua straordinaria capacità di ritrarre gli animali. Capre, pecore, mucche, asini, ma anche cani e uccelli, prendono vita sulle sue tele con una verosimiglianza e una vivacità sorprendenti. Il suo stile è caratterizzato da un approccio raffinato ai soggetti pastorali, che trae indubbiamente ispirazione dall'arte di Giovan Battista Castiglione, detto il Grechetto, e dei maestri fiamminghi attivi tra il Seicento ed il Settecento in ambito italiano, tra cui Philipp Peter Roos, principalmente noto come Rosa da Tivoli. Londonio non si limitava a una mera riproduzione, ma riusciva a cogliere l'essenza e il carattere di ogni specie, spesso inserendoli in contesti rurali che ne esaltavano la presenza. Le sue scene pastorali, spesso animate da pastori, contadini e viandanti, riflettono un'Arcadia idealizzata, ma sempre ancorata a una profonda osservazione della natura lombarda. Molte delle sue incisioni riproducono studi di animali o scene di genere, dimostrando la sua continua ricerca e la sua attenzione per il dettaglio. Sebbene fosse noto in particolar modo per la sua pittura animalier, Londonio produsse anche alcune nature morte e vari ritratti dei personaggi di maggior spicco della Lombardia del suo tempo. Il suo lavoro ottenne riconoscimenti e fu persino nominato disegnatore d'arte per il neonato Teatro alla Scala di Milano dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria, probabilmente grazie al suo lavoro sul presepe nella Chiesa di San Marco. Londonio morì a Milano il 26 dicembre 1783 e fu sepolto nella sua parrocchia di S. Eufemia. Una serie di sue acqueforti con studi di animali fu pubblicata postuma dal principe Alberico Barbiano di Belgioioso d'Este, garantendone la straordinaria fortuna critica e visiva in un periodo di poco successivo al suo decesso. Sebbene non avesse una scuola formale, ebbe numerosi imitatori e seguaci, il che a volte porta a confusione nell'attribuzione delle opere. Londonio lasciò a Milano un'eredità artistica significativa. Le sue opere sono oggi conservate in importanti musei e collezioni private, in particolare in Lombardia, dove rimangono una testimonianza preziosa del gusto e della cultura del Settecento.
Questo dipinto, che per le sue caratteristiche iconografiche e stilistiche si inserisce bene nella produzione di Francesco Londonio, raffigura un cane dal pelo lungo e ispido, di tonalità chiare, con striature più scure, quasi nere, che creano un effetto variegato, specialmente sulla testa e sulla schiena. Il cane è rappresentato a figura intera, in una posa eretta e leggermente frontale, con lo sguardo rivolto verso l'osservatore, suggerendo un'espressione attenta e vivace. La sua coda è alta e folta, arricciata sulla schiena. Il pelo è reso con grande attenzione ai dettagli, mettendo in evidenza la sua consistenza voluminosa e arruffata, tipica di una razza terrier o un meticcio con quelle caratteristiche. Lo sfondo è di un colore uniforme e scuro, un marrone profondo che mette in risalto la figura chiara del cane. Questo tipo di sfondo neutro è comune nelle opere di Londonio, in quanto permette di concentrare l'attenzione sull'animale, che è il vero protagonista della scena.
L'illuminazione proviene da sinistra, creando delle ombre morbide e mettendo in risalto la tridimensionalità del cane protagonista del dipinto. La pennellata, pur essendo dettagliata nella resa del pelo, mantiene una certa libertà, tipica del Settecento, e della maniera di Londonio che prediligeva una resa naturalistica ma non pedissequa degli animali. L'opera che, con la sua attenzione al dettaglio zoologico e la composizione semplice ma efficace, si allinea perfettamente con lo stile e i temi prediletti da Francesco Londonio, celebre proprio per la sua capacità di catturare l'essenza e la vitalità degli animali.