XVII secolo, da Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520)
Madonna con il Bambino
Olio su tela, cm 87x70
Con cornice, cm 113x96
Il dipinto in questione riprende il gruppo centrale, quello della Vergine che abbraccia teneramente il Bambino, della cosiddetta Sacra famiglia di Francesco I, realizzata da Raffaello, molto probabilmente coadiuvato da un limitato contingente di aiuti, su commissione di Lorenzo Duca di Urbino nel 1518. La Sacra Famiglia di Francesco I, attualmente parte delle vastissime raccolte del Musée du Louvre, è un dipinto a olio su tavola trasportato su tela recante la firma dell’illustre maestro sull'orlo della veste della Vergine: "RAPHAEL VRBINAS S[anti] PINGEBAT MDXVIII". L'opera venne commissionata nel 1517 da Lorenzo duca d'Urbino, tramite suo zio Leone X, per omaggiare l'alleato Francesco I di Francia. Fu inviata in terra francese assieme al San Michele che sconfigge Satana nel giugno 1518. L’opera venne restaurata dal Primaticcio, nel 1537-1540, e trasportata su tela nel 1777 – secondo una pratica assai diffusa in Francia – da J. Louis Hacquin: questi invasivi interventi compromisero fortemente la superficie pittorica, rendendo complesso stabilire quali segmenti della composizione siano da attribuire all’illustre pennello del maestro urbinate. Il maestro dipinse probabilmente solo alcune parti dell’affollata scena, oltre a ideare l’impianto, avvalendosi probabilmente dell'aiuto di Giovanni da Udine e di Raffaellino del Colle. Nello straordinario dipinto del Louvre, il maestro sperimentò in quest'opera inediti effetti cromatici e luministici, ispirandosi allo sfumato leonardesco e richiamando una plasticità dirompente alla Michelangelo. La fortuna visiva di questo dipinto – particolarmente apprezzato sin dal momento del suo arrivo in Francia, così come testimoniato dal dipinto Francesco I re di Francia riceve il dipinto della Sacra Famiglia a Fontainebleau di Charles Gabriel Lemonnier –, grazie alla circolazione di copie, stampe ed incisioni (ci basti pensare a quella, realizzata da un incisore ignoto su modello raffaellesco, attualmente parte della vasta collezione grafica del museo Repossi di Chiari) già dalla prima metà del Seicento, è immensa: la composizione viene infatti ripresa, per intero o – come nel nostro caso – in maniera parziale da vari artisti già dalla fine del Cinquecento. Già dalla fine del XVI secolo, l’operato di Raffaello si conforma come “l’oggetto di una sorta di culto”: dal tardo Cinquecento al principio del Novecento, Raffaello rimane un costante punto di riferimento, sia come modello pittorico e didattico – ne sono testimonianza le moltissime copie e trasposizioni incisorie –, sia come esempio di artista “universale”.