Cristo che sale al calvario
Olio su rame, cm 20, 5 x 26
Piccolo rame di eccellente esecuzione raffigurante l’episodio della salita di Cristo al calvario da collegare alla produzione fiamminga del XVII secolo.
L’episodio della salita al calvario è narrato nei Vangeli canonici (Matteo 27,31-34; Marco 15,20-23; Luca 23,26-33; Giovanni 19,17-18). La vicenda è raccontata brevemente dai Vangeli e ampliata particolarmente da Luca. Dopo la sentenza di condanna, Cristo, deriso e sanguinante, venne spogliato del mantello di porpora che gli era stato posto sulle spalle per scherno, rivestito con i suoi panni e caricato della croce. Secondo l'uso romano, infatti, l'esecuzione doveva avvenire fuori città. lungo una strada particolarmente frequentata e il condannato doveva portarvi la propria croce, o almeno la sua traversa orizzontale, detta patibulum.
Il presente può essere collegato alla produzione di un pittore fiammingo, appartenente più precisamente alla cerchia di Hans Joardaens III (ca 1595 – ca 1643). Anche il supporto in rame ne accredita l’attribuzione all’ambito fiammingo in quanto agevole da utilizzare al momento dell’esportazione in Europa delle loro opere; inoltre, il rame permette una migliore resa lenticolare dei particolari, tra le caratteristiche tipiche dell’arte fiamminga. Come nell’arte di Hans Jordaens III anche qui vi è una sorta di sensazione di Horror Vacui, lo spazio è riempito di elementi tipici manierismo fiammingo di Anversa. Anche i color i brillanti come i gialli e i rossi, così come la trattazione delle ombre collega il rame all’arte di Jordaens III.
Hans Joardaens III (Anversa, 1595 circa – Anversa, 15 agosto 1643) è il terzo esponente di un importante famiglia di pittori che tenevano una bottega ad Anversa è infatti parente di Hans Joardaens I (Anversa, 1555 circa – Delft, 23 maggio 1630) e forse figlio di Hans Joardaens II, da cui riceve la prima formazione pittorica.
Nel 1617 è documentata l’inizio della sua carriera artistica ad Anversa che proseguì fino al 1643. Nel 1620 entrò anche a far parte della Corporazione di San Luca della sua città natale.
Si dedicò soprattutto alla pittura di soggetti storici, d’interni, di animali e alla raffigurazione di collezioni d’arte nello stile di Frans Francken II. Collaborò, inoltre, con Abraham Govaerts, inserendo le figure nei suoi paesaggi.
A causa del buon tenore di vita dell’artista, viveva infatti in un’ampia abitazione nonostante la povertà della famiglia d’origine, si suppone abbia ottenuto un certo successo durante la sua carriera artistica.