Scuola lombarda, XVI secolo
Madonna con Bambino
Olio su rame, cm 18,5 x 13,5
Con cornice, cm 28 x 22
L'opera, un olio su rame raffigurante la Madonna con il Bambino, si presenta con un'inquadratura ravvicinata a mezzo busto, enfatizzando l’intimità del soggetto prescelto. L'immagine è dominata dalla figura della Vergine, il cui volto inclinato e lo sguardo profondo rivolto verso il Bambino, esprimono dolcezza e malinconia, un presagio della Passione. I colori dominanti sono il rosso acceso della veste ed il bianco candido del velo, che contrastano con l’oscurità dello sfondo. La presenza di una fine aureola intorno al capo del Bambino ed i gesti affettuosi con cui vengono immortalati i due personaggi – la palma stretta dolcemente tra le mani del Bambino e l’indice della Vergine puntato sul libro aperto - accentuano il carattere devozionale e intimo del rame, che nasceva con ogni probabilità da una committenza privata. Il dipinto riflette i diversi aspetti tipici della pittura lombarda del XVI secolo, un periodo fortemente influenzato dalla presenza di Leonardo da Vinci a Milano (attivo fino al 1513 circa) e dalla successiva adesione ai principi della Controriforma. Si noti, di fatto, l’influenza leonardesca nell'uso di un morbido chiaroscuro e dello sfumato per modellare gli incarnati, specialmente nei volti, che conferisce alle figure un senso di delicatezza e profondità psicologica: la relazione tra la Madonna ed il Bambino è resa con tenerezza e umanità, coinvolgendo emotivamente l'osservatore nell’abbraccio e nello scambio di sguardi. Nel corso del Cinquecento le opere iniziano, inoltre, ad allinearsi alle richieste del Concilio di Trento: si privilegiano composizioni semplici e chiare, che facilitavano la devozione e l'immedesimazione emotiva del fedele, mentre le figure venivano spesso isolate su sfondi scuri, per concentrare l'attenzione sui protagonisti e sul loro significato spirituale. C'è una costante attenzione al dettaglio fiammingo-lombardo ed al naturalismo, che qui si manifesta nella resa delle mani, dei panneggi e nella matericità degli oggetti. Da un punto di vista iconografico l’opera appare influenzata anche dalla lezione di Bernardino Luini (Dumenza, 1481 circa – Milano, giugno 1532), pittore lombardo tra i più noti leonardeschi, noto per le sue numerose versioni del soggetto in esame.
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