In una delle vie principali del centro storico, al numero 9 di via Garibaldi, il signor Carlo Amati apre la bottega della sua ditta, “AMATI CARLO – TRAFORO”.
Diventa subito un punto di riferimento per la lavorazione del legno: materiali di tutti i tipi, disegni in stile liberty meravigliosi per precisione e ricchezza, attrezzi per la lavorazione del legno. E in più, un’innovazione: tutto il campionario è illustrato su cataloghi, e il pubblico è facilitato nella scelta e nell’acquisto.
Il nome di Amati si afferma: i disegni per traforo (in particolare, gli ornati più belli) vengono addirittura richiesti come modello nelle scuole di ornato in oro a Valenza Po, provincia di Alessandria, uno dei principali distretti orafi italiani. Sono in uso ancora oggi.
Nel mentre, la Real Casa di Savoia rilascia due diplomi alla Carlo Amati, consentendogli di esporre il fregio reale sull’insegna.
I BOMBARDAMENTI, I RITAGLI DI COMPENSATO, L’ESPORTAZIONE
Ai primi del ‘900 il marchio si espande: vi sono rivenditori in ogni città d'Italia e iniziano le esportazioni in Argentina e in Siria, grazie ad alcuni commercianti torinesi. Negli anni ‘30, in seguito alla Grande Depressione, Amati è costretto ad affiancare al traforo gli articoli per "Belle Arti": famosi pittori torinesi diventano suoi assidui clienti.
Durante la Seconda Guerra Mondiale gran parte del magazzino viene sfollata nell'astigiano: il legno compensato viene impiegato nella sostituzione dei vetri rotti durante i bombardamenti, ma con i ritagli ci si arrangia per la produzione di oggetti in traforo. Non c'è corda per legare i pacchi: in sostituzione, vengono usate le imbragature dei paracadute.
Nel dopoguerra si inizia a stampare in serigrafia direttamente sul legno compensato a colori, grazie ad un nuovo sistema importato in Italia dagli ex prigionieri negli Stati Uniti. Il traforo si trasforma in modellismo - soprattutto modellismo navale -, si studiano nuovi piani di costruzione e relativi accessori, in legno e ottone



































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