Questa composizione incantevole, attribuita a Francesco Albani, raffigura una visione idilliaca del mito di Venere, immersa in un paesaggio classico e armonioso, animato da una moltitudine di amorini e figure divine. Il dipinto incarna perfettamente l’ideale estetico del classicismo bolognese, fondato sull’equilibrio, la grazia e la serenità narrativa. In primo piano, Venere è distesa su un sontuoso drappo rosso e blu, simbolo della sua regalità e bellezza divina. Accanto a lei, Diana cacciatrice si avvicina con il cane al guinzaglio, in un incontro simbolico tra amore e castità. La scena è popolata da putti giocosi, che si arrampicano sugli alberi, nuotano nel fiume, trainano piccole barche o reggono veli fluttuanti nel cielo. Il paesaggio, ampio e luminoso, è costruito con dolci passaggi tonali che conducono lo sguardo verso il fondo, dove si intravedono montagne idealizzate e un corso d’acqua che scorre tra rocce e boschi: una natura idealizzata, in perfetto dialogo con le figure umane. Il dipinto è un perfetto esempio della maniera di Albani, in cui la mitologia classica è trasfigurata in una dimensione fiabesca, dove la sensualità si fonde con la grazia e la narrazione diventa quasi musicale.