Giuseppe Maria Mazza attr. (Bologna, 1653 - 1741) | Fine XVII – Inizio XVIII secolo
Pietà
Terracotta, modellata a tutto tondo, H 38 × L 40 × P 20 cm
Questa intensa scultura in terracotta raffigura il momento denominato de la Pietà: la Vergine Maria seduta, il volto levato al cielo in un gesto di dolore e abbandono fiducioso, sostiene in grembo il corpo senza vita del Figlio. L'opera, di grande forza plastica e spirituale, esprime una profonda commozione emotiva attraverso il movimento teatrale delle braccia e l’estrema naturalezza anatomica del Cristo.Il gruppo, realizzato in terracotta modellata a tutto tondo, presenta caratteristiche stilistiche e tecniche riconducibili alla scuola emiliana del primo Settecento, in particolare, si inserisce nella tradizione tardo-barocca del plasticismo devozionale bolognese, ed è riferibile a Giuseppe Maria Mazza (1653-1741), maestro bolognese tra i maggiori interpreti dell’arte scultorea in terracotta, formatosi nell’ambiente accademico felsineo, probabilmente legato all'influsso di Angelo Gabriello Piò.La scena della Pietà, destinata alla meditazione sul dolore della Vergine al calar della sera, al momento della deposizione, in questa versione è spogliata di ogni orpello narrativo; il soggetto si concentra sull’intimità del rapporto Madre-Figlio, amplificando la portata emotiva e devozionale.L’impostazione a due figure, la composizione piramidale e il gesto della Vergine trovano confronti puntuali con opere note di Giuseppe Maria Mazza, come il modello per il Compianto eseguito per la Chiesa di Santa Maria Maddalena, oggi a Bologna presso il Museo Davia Bargellini, o i numerosi gruppi devozionali realizzati per oratori e confraternite tra Bologna e Ferrara.La composizione, fortemente teatrale ed emotiva, evidenzia l’alta qualità del modellato: i corpi, colti in un momento di struggente pathos, mostrano una resa anatomica accurata e una cura particolare nella resa dei panneggi e delle espressioni.La scena rientra nella più ampia iconografia del Vesperbild, termine tedesco che indica la rappresentazione della Vergine col corpo del Figlio morto, dopo la deposizione dalla croce e prima della sepoltura. Si tratta di una delle immagini più intense della tradizione cristiana, destinata a stimolare la compassione e la meditazione sul dolore umano e divino.La terracotta fu largamente utilizzata in Emilia-Romagna a partire dal Quattrocento per la realizzazione di gruppi devozionali, grazie alla sua versatilità e immediatezza espressiva. Nel XVIII secolo, questa tecnica continuò a essere apprezzata, soprattutto per opere da destinarsi a oratori, confraternite o per la devozione privata.
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