Crocifissione
Avorio, h. 26,5 cm
La storia della lavorazione dell’avorio ha radice antichissime che risalgono fino agli antichi egizi e che si è perpetrata con evoluzioni e cambi di stile per tutto l’arco della storia dell’arte. Il fascino di questo materiale, le sue qualità espresse sia in fase di lavorazione sia dal punto di vista estetico, come l’elasticità, la brillantezza della superficie e il candido colore immacolato fecero sì che l’avorio si diffondesse e venisse richiesto anche in Europa e dunque esportato dai paesi produttori, come quelli africani e asiatici. Perciò in tutto il vecchio continente nacquero nel corso dei secoli delle vere e proprie tradizioni artigiane volte alla creazione di manufatti in avorio, tendenzialmente di formato medio piccolo data la dimensione originale delle zanne: placchette, soprammobili, statuette di piccolo formato, rilievi o al massimo arredi formati tramite la giunzione di più parti. Questo genere di formato si ritrova nella crocifissione qui descritta, la quale appartiene alla produzione tedesca del XVII secolo, periodo in cui in diverse città della Germania si riaffermò la manifattura di oggetti realizzati in questo esotico materiale. Questa nuova fioritura, avvenuta nel nord Europa fra Sei e Settecento, avvenne grazie all’afflusso di grandi quantità di avorio sul mercato europeo tramite i mercanti olandesi, che permise alle botteghe e agli artigiani di produrre un numero maggiore di manufatti, i quali, peraltro, incontravano il gusto e il favore dei ricchi committenti dell’epoca barocca prima e rococò poi. Fra questi vanno indicati sicuramente i membri delle corti della Baviera, della Sassonia e dell’Austria, del cui favore godettero gli artigiani tedeschi provenienti sia dalle aree meridionali, come ad Augusta e Norimberga in Baviera o Ulm nel Baden-Württemberg, sia da quelle più a nord, come a Dresda, dove peraltro si conserva una straordinaria raccolta presso il museo Grünes Gewölbe, paragonabile a quella presente nel Museo Nazionale di Monaco. Diversi intagliatori tedeschi vennero richiesti anche dalle corti italiane, come accadde in particolare presso la corte di Cosimo III, il quale chiamò a Firenze il norimberghese Balthasar Stockhamer (1633-1700) a cui appartiene un gruppo figurante il compianto ai piedi della Croce a oggi conservato presso il Museo degli Argenti, dove si trova un’ampia raccolta di sculture d’avorio, fra cui anche crocifissi, realizzate spesos da botteghe tedesche e . Il tema della crocefissione e in generale delle statuette in avorio a stampo devozionale deve aver guidato anche l’artista che realizzò l’opera qui descritta, proveniente da una collezione della Germania meridionale e rispondente agli stilemi del XVII secolo: una linea sinuosa, figure dinamiche nella resa svolazzante dei panneggi, gli effetti chiaroscurali dell’intaglio, l’affollamento dei dettagli e il gusto per i dettagli ornamentali. La maestria nello scolpire le figure sulla superficie curvilinea delle placche si rileva anche nei diversi livelli di profondità dell’intaglio: più schiacciato alla base, più in rilievo nelle figure attorno alla croce e quasi a livelli tridimensionali nella figura di Cristo, che si staglia verticalmente sulla croce; la superficie lucida e i contorni morbidi e mistilinei, che si stringono e assottigliano nella figura isolata della croce, descrivono in definitiva una minuziosità nella lavorazione e una maestria tipica degli artisti barocchi.