Santa Orsola, 1681

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Descrizione dell’oggetto d’antiquariato :

"Santa Orsola, 1681"
Antonio Zeni (Tesero, 1606-Castello di Fiemme, 1690)

Santa Orsola, 1681

Olio su tela, cm 122 x 90

Data non completamente decifrabile

Reca sul libro in basso al centro la seguente scritta " Io Antonio Zen/ ofatto questa opera/lanno 1681 (?), essendo/ Pio (...) il molto/ Reverendissimo Signor Don Dioniso Donati"


Questo dipinto raffigura, al centro, Sant'Orsola, maestosa, vestita con una tunica blu e un mantello arancione, una corona regale sul capo e una palma, simbolo del martirio, nella mano sinistra. Nella mano destra tiene un libro, probabilmente a indicare la sua fede o il suo ruolo educativo. Attorno a lei si stringe una vasta folla di persone, uomini e donne, che la guardano con devozione. Lo sfondo del dipinto è diviso in due scene principali. Sulla sinistra, si intravede un paesaggio marittimo con diverse imbarcazioni e una città fortificata all'orizzonte, che potrebbe richiamare il viaggio di Sant'Orsola. Sulla destra, in un paesaggio collinare dominato da un'imponente chiesa gotica, si svolge una scena di martirio. Secondo la leggenda più diffusa, Orsola era una principessa bretone, figlia di un re cristiano. Visse in un'epoca in cui i pagani dominavano ancora vaste aree dell'Europa. Promessa in sposa a un principe pagano, Orsola pose come condizione per il matrimonio che lui si convertisse al cristianesimo e che le fosse concesso un pellegrinaggio a Roma con diecimila (o undicimila, secondo alcune versioni) vergini. Il principe acconsentì e la seguì. Durante il viaggio di ritorno da Roma, la flotta di Orsola e delle sue compagne fu attaccata dagli Unni a Colonia (nell'attuale Germania). Poiché Orsola e le vergini si rifiutarono di rinunciare alla loro fede e di unirsi agli Unni, furono tutte massacrate. Si dice che Orsola stessa sia stata trafitta da una freccia scagliata dal capo degli Unni, Aetius, per la sua bellezza e la sua inamovibile fede. Con ogni probabilità pensato come pala d'altare, il dipinto, firmato sulle pagine del libro di preghiere in basso, è da collegare alla produzione sacra del pittore trentino Antonio Zeni. Si noti, confrontando i volti dei personaggi, la presenza di occhi e bocche piccole con labbra carnose, così come una particolare attenzione alla preziosità delle vesti.

Antonio Zeni emerse da un contesto familiare già intriso di tradizione pittorica, essendo nipote di un omonimo artista attivo a Trento nei primi decenni del XVII secolo. La sua formazione iniziale si svolse presso la bottega di Orazio Giovanelli, stabilitosi a Cavalese dopo un significativo periodo veneziano. Questa influenza si manifesta chiaramente nella sua opera più antica giunta fino a noi, la pala dell'altar maggiore di Sant'Agata a Denno (ora conservata nella Parrocchiale), datata 1640. L'opera, raffigurante la Madonna, il Bambino e le Sante Agnese e Lucia, rivela una chiara adesione alla cultura tardomanieristica veneziana, veicolata dal Giovanelli nel tratto meridionale dell'Alto Adige, come testimonia anche la pala di San Giovanni Battista a Egna (1630). Intorno alla metà degli anni Quaranta del Seicento, la traiettoria artistica di Zeni conobbe una svolta decisiva, coincidente con il suo presunto, e prolungato, soggiorno a Trento, dove risulta domiciliato nel 1650. In questo periodo, l'incontro con Pietro Ricchi, pittore lucchese attivo nel capoluogo trentino, si rivelò determinante. Le stringenti concordanze cronologiche e stilistiche tra opere quali la pala dell'Assunta del Ricchi in Santa Maria Maggiore e La presentazione di Maria al tempio di Zeni in San Bartolomeo a Fraveggio, entrambe firmate e datate 1644, suggeriscono, più che una generica influenza, un probabile alunnato del pittore fiemmese presso il maestro lucchese. La lezione del Ricchi costituirà la base per l'intera produzione successiva di Antonio Zeni, e la tela di Fraveggio, al suo esordio, ne evidenzia l'eccezionale recettività, configurandosi come probabile derivazione da un prototipo perduto del Ricchi, affine ai cicli decorativi dell'Inviolata a Riva del Garda.

Dopo il periodo trentino, Zeni si stabilì a Castello di Fiemme prima del 1662. Sebbene diverse opere eseguite per le chiese di Tesero e registrate nei libri contabili (come la pala di San Leonardo del 1667 e due gonfaloni del 1671 e 1674) siano andate perdute, si conserva tuttora la pala per l'altare della famiglia Zeni in Sant'Eliseo, raffigurante La Sacra Famiglia e i Santi Antonio da Padova, Maddalena e Caterina, firmata e datata 1656.La sua prolificità è attestata da ulteriori commissioni di rilievo: come la pala della Conversione di San Paolo (1662) per l'altar maggiore della chiesa di Marcena di Rumo, e l'anno successivo la pala dei Santi Antonio, Lucia e Michele Arcangelo nella Parrocchiale di Vezzano. Nel 1666 collaborò all'allestimento delle parti decorative dell'arco trionfale eretto per celebrare il passaggio di Margherita Teresa, figlia di Filippo IV di Spagna e futura sposa dell'imperatore Leopoldo I d'Austria. Nel 1668, ulteriori pagamenti attestano lavori eseguiti nella cappella in San Domenico a Bolzano, forse riferibili alla pala, ora nella cappella del Cimitero Militare di Bolzano, proveniente (con l'altare) dalla chiesa domenicana. L'artista si spense in età avanzata a Castello di Fiemme il 2 ottobre 1690, lasciando un'eredità artistica che testimonia la sua capacità di assimilare e rielaborare diverse influenze culturali, dal Manierismo veneziano alle nuove istanze barocche veicolate da maestri come Pietro Ricchi, contribuendo in modo significativo al panorama pittorico del Trentino del XVII secolo.
Prezzo: 7 000 €
Artista: Antonio Zeni (tesero, 1606 - Castello Di Fiemme, 1690)
Epoca: XVII secolo
Stile: Arte moderna
Stato: Buono stato

Materiale: Olio su tela
Larghezza: 90
Altezza: 122

Riferimento (ID): 1597471
Disponibilità: Disponibile
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"Pittura Religiosa, Arte moderna"

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