Mostre d'arte in Italia

L’esposizione su Virginia Woolf a Palazzo Altemps

“La stanza era una conchiglia vuota, che racchiudeva in sé il suono di ciò che c’era prima del tempo; nel cuore della casa c’era un vaso d’alabastro, levigato, freddo, che racchiudeva l’essenza statica, distillata del vuoto, il silenzio”. Tra un atto e l’altro

La mostra di Virginia Woolf a Palazzo Altemps  Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing Life, parte del Museo Nazionale Romano, ha il merito di raccontare una storia poco conosciuta, non solo delle tracce biografiche della celebre scrittrice ma la felice comunità che intorno a lei e alla sorella Vanessa, pittrice, si andò creando con il trasferimento della famiglia Stephen – dopo la morte del padre – dalla “Londra bene” al quartiere di Bloomsbury. Perché proprio in quella zona di Londra? A pochi passi si ergeva la stazione di King’s Cross, da cui partivano i treni per Cambridge alla volta del Trinity College, dove i fratelli Adrian e Thoby studiavano. Non solo… oltre ai rumori della caotica strada, piena di bordelli e postriboli, era un luogo culturalmente attivo poiché vicini erano la British Library, il British Museum e la Slade School of Fine Art. 

LA MOSTRA DI PALAZZO ALTEMPS

I Bloomsberries – gioco di parole tra “fiorire” e “bacche” – vennero definiti “giovani leoni”.  Non a caso la mostra mette in luce proprio come questa piccola comunità rivoluzionò la vita moderna. L’esposizione, curata da Nadia Fusini e Luca Scarlini, si divide in 5 sezioni. È inoltre accompagnata da un accurato catalogo Electa, concepito come un libro che racconta una storia affascinante ma poco conosciuta.

George Charles Beresford, Virginia Woolf, 1902, stampa istantanea vintage, 15,2 x 10,8 cm, National Portrait Gallery, Londra © National Portrait Gallery, London  

George Charles Beresford, Virginia Woolf, 1902, stampa istantanea vintage, 15,2 x 10,8 cm, National Portrait Gallery, Londra © National Portrait Gallery, London

UNA STANZA TUTTA PER SÈ

In Gordon Square, per rendere tutto più fresco e vivace, Vanessa fece tinteggiare le pareti di vernice chiara. Le donne a quel tempo non potevano uscire senza accompagnatore, chaperon. Eppure le due sorelle erano “affamate di futuro” e avanguardiste rispetto alle loro coetanee. Lì avrebbero potuto dipingere e scrivere in libertà. Avrebbero potuto bere caffè, non solo tè, e soprattutto parlare senza formule preconcette di svariati argomenti, essere ammirate non solo per la loro bellezza ma per la lucidità del loro pensiero. Infine sia Virginia che Vanessa potevano avere la loro stanza privata.

ph Studio Zabalik - allestimenti Bloomsbury

ph Studio Zabalik – allestimenti Bloomsbury

SOCIETY IS THE HAPPINESS OF LIFE

La felicità è nello stare insieme. Così Bloomsbury divenne un luogo dove la mente poteva nutrirsi delle idee condivise e del dialogo. La chiave sono le persone. Lytton Strachey – inizialmente il preferito di Virginia, stavano per sposarsi. Eppure lui era attratto dagli uomini. Sidney-Turner, “prodigio di erudizione”, conosceva la letteratura greca e inglese, suonava il piano.Clive Bell “un edonista”, intelligente e sensibile alle arti. Spiccava per i gusti sofisticati, per una simpatia coinvolgente. Divenne il marito di Vanessa. Poi Duncan Grant, pittore cresciuto in India, Roger Fry il critico che rivoluzionò il gusto degli inglesi. Con Fry comparvero i pittori Rothenstein, Sickert, Tonks, e il poeta Yeats. John Maynard Keynes, padre della macroeconomia, con la sua futura moglie, la ballerina Lydia Lopokova. Quindi si aggiunse Lady Ottoline Morrell, aristocratica annoiata dalle convenzioni, che creò un salotto artistico nella sua dimora di Bedford Square.

Orlando Hogarth Press foto Giorgia Basili

Orlando Hogarth Press foto Giorgia Basili

HOGARTH PRESS  

Non si può tralasciare il ruolo che ebbe il marito Leonard Woolf nella vita di Virginia, l’unico uomo che sarebbe stato in grado di salvarla ma che non riuscì, alla fine, a impedirle il suicidio. Nel 1915, come antitodo per allieviare le crisi depressive della moglie, Leonard la incoraggiò a fondare una casa editrice. Tutto ebbe il via dopo l’acquisto di una una pressa. Nel 1917 uscì il primo volume. L’obbiettivo era pubblicare, a prezzi accessibili, disamine e romanzi dei migliori autori. Nel 1922 comparve il primo romanzo edito dalla Hogarth Press: La stanza di Jacob, opera di Virginia con una sovraccoperta disegnata dalla sorella, nota ora come Vanessa Bell. Ciò che si enfatizza è l’estetica curatissima della copertina e degli interni, nel solco della tradizione britannica degli art books, di cui antesignano fu William Morris con la sua Kelmscott Press. 

ROGER FRY E IL POST IMPRESSIONISMO

Uno degli elementi più interessanti tra i leoni di Bloomsbury fu Roger Fry che scatenò un “arte-moto”. Perché? Era l’inverno 1910-11, le Grafton Galleries gli chiesero di organizzare una mostra. Fry scelse Desmond MacCarthy come segretario per accompagnarlo a Parigi a fare incetta di novità artistiche. Il risultato? Nella capitale inglese arrivarono 21 Cézanne, 37  Gauguin, 20 Van Gogh, tra cui i girasoli, e Rouault, Derain, Picasso e Matisse. Così nascque anche la definizione di Post-Impressionismo. Come rispose il pubblico? Gridando allo scandalo, sputando sui quadri (letteralmente)…eppure flotte di persone continuavano a sgomitare e pagare il biglietto per vedere questa pittura clamorosa. Così appunta nel 1910 Virginia Woolf: “On or about December 1910, human character changed”. L’indole umana era mutata, il terremoto aveva fatto breccia, il gusto era irreversibilmente cambiato.

Omega Workshop

Omega Workshops

OMEGA WORKSHOPS

Roger Fry aveva segnato il punto di non ritorno e anche le arti applicate registrarono il cambio di rotta. Per la comunità di Bloomsbury l’arte è vita. Così commenta Nadia Fusiniideatrice della mostra: Chi vive, crea: non solo opere, non solo romanzi, non solo quadri, non solo sculture, oggetti d’arte, ma uno stile – appunto, uno stile di vita”.  Non è quindi un caso che questa hub di creativi sui generis sperimenti anche in questo campo. Nel 1913 nascevano gli Omega Workshops, atelier con sede al 33 di Fitzroy Square. Come nelle botteghe medievali, i manufatti non venivano firmati. L’oggetto d’uso quotidiano veniva riformulato in quanto si è “ sopportato troppo a lungo la noia della seriosità ottusa” (R. Fry). Si voleva offrire il “brivido di un’emozione estetica” risvegliando la coscienza del piacere.

PER CONCLUDERE, BLOOMSBURY: LA SOCIETÀ SI AFFACCIA AL MODERNISMO

“Il toro entrava nell’arena, cominciava la corrida” – così Virginia ricordava le serate del giovedì a Bloomsbury, ricche di riflessioni, di apertura mentale, scevre dalla pietrificazione della società vittoriana. Per dare il La bastava un semplice pretesto: la conversazione fermentava e si gettavano le basi per una nuova società. L’esposizione non si focalizza, in conclusione, sulla figura di Virginia Woolf. Ci racconta al contrario di una scena esplosiva, di un cambiamento epocale… uno spazio privilegiato dove uomo e donna coabitavano, in assolutà parità e in libertà di costumi, anche sessuali. E l’amore per la vita era il motore di tutto, l’amore per la vita nonostante le sue sfide più ardue. Nonostante Virginia Woolf non riuscì a contenere il suo animo profondo che si infranse sulle scogliere dell’esistenza, scegliendo alla fine di spegnersi e salutare il mondo prima di contaminarsi con l’infelicità e il dolore.

-Giorgia Basili

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Giorgia Basili
Giorgia Basili (Roma, 1992) è laureata in Scienze dei Beni Culturali con una tesi sulla Satira della Pittura di Salvator Rosa, che si snoda su un triplice interesse: letterario, artistico e iconologico. Si è specializzata in Storia dell'Arte alla Sapienza con una tesi di Critica d'arte sul cinema di Pier Paolo Pasolini, letto attraverso la lente warburghiana della Pathosformel. Ha seguito, grazie a una borsa di studio, il semester course di Art Business al Sotheby's Institute di Londra, avendo avuto così modo di conoscere il profondo dinamismo della scena artistica internazionale della città. Collabora da anni con diverse riviste di settore: tra queste Artribune, XIBT Contemporary, Espoarte, Insideart e ArtApp. Predilige tematiche quali la cultura e l’arte contemporanea nelle sue molteplici sfaccettature e derive mediali - arte urbana e teatro, performance e videoarte -, l'antiquariato e le arti applicate. Da luglio 2021 a giugno 2022 ha fatto parte dello staff di redazione di Artribune, lavorando nel reparto News. La sua prima esperienza giornalistica risale alla sentita adesione alle attività della giovane redazione DailyStorm, nata nel cuore dell'Università La Sapienza. Si è occupata della curatela di alcune esposizioni. I suoi ultimi progetti curatoriali sono "Notturno" - personale dell'artista Marco Ercoli, presso l'Art Hotel Villa Fiorella di Massa Lubrense -, "Confidence in the uncertain" - personale dell'artista toscana Samantha Passaniti presso il Contemporary Art Space Curva Pura di Roma - ed "Epimeteo" - mostra di Marco Ercoli presso la galleria 28 Piazza di Pietra. Ha lavorato anche come responsabile stampa, collaborando con la Galleria Alessandra Bonomo e con altre realtà artistiche. Elabora inoltre contenuti per progetti e gallerie online e ha seguito con entusiasmo nel 2019-2020 il programma didattico del Museo Napoleonico di Roma con l'ideazione di pacchetti didattici per le scuole di ogni ordine e grado, attività ludico-digitali di avvicinamento al Museo e il ciclo di video-narrazioni "Vis-a-vis con le Bonaparte. Profili di donne da riscoprire", dedicato a 4 figure di donne poco conosciute ma sorprendenti: Matilde Bonaparte, Charlotte Bonaparte, la Principessa Eugenia e Ortensia de Beauharnais. Sempre nell'ambito della didattica dell'arte ha collaborato con Fondazione smART per un'intera edizione di "Artisti in erba" e con il Museo dei Bambini di Roma, EXPLORA.

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