Mauro Chessa (Torino, 1933-2022) Natura Morta Con Specchio


Descrizione dell’oggetto d’antiquariato :

"Mauro Chessa (Torino, 1933-2022) Natura Morta Con Specchio"
Mauro Chessa (Torino, 1933-2022) Natura Morta Con Specchio, olio su tela, cm 60x100;
con cornice cm 67,5x107,5x4;
firmato ih basso a destra

Esposizioni: mostra personale di Mauro Chessa;
                    (Torino, Galleria d’Arte Davico, maggio 1984)

Provenienza: Torino, Galleria d’Arte Davico;
                      Torino, collezione privata

E’ figlio del pittore Gigi Chessa, uno degli esponenti dello storico gruppo “I Sei di Torino”, e di Ottavia Cabutti. La madre, rimasta vedova nel 1935, si risposa con Francesco Menzio, anch’egli membro dello stesso gruppo. Dopo la maturità classica, Mauro studia pittura all'Accademia Albertina, nei corsi tenuti dallo stesso Menzio e da Mario Calandri. Comincia ad esporre nel 1954 partecipando alle mostre del gruppo "Undici giovani pittori di Torino", composto Nino Aimone, Romano Campagnoli, Francesco Casorati, Sandro De Alexandris, Gino Gorza, Giorgio Ramella, Piero Ruggeri, Giacomo Soffiantino, Mario Surbone, Francesco Tabusso. II gruppo aveva interesse per la pittura, ma intendeva ancora questa attività in termini “idealistici”, con la consapevolezza di essere “diversi”.
Nel 1953, insieme a Nino Aimone, Francesco Casorati, Alberto Ca’ Zorzi, Alberto Ninotti e Francesco Tabusso è tra i fondatori della rivista “Orsa Minore”, alla quale collaborano personalità della cultura come Massimo Mila, Vincenzo Ciuffi, Luigi Perrachio, Edoardo Sanguineti e i giovani letterati e pittori come Fausto Amodei, Lucio Cabutti, Sergio Saroni, Tobia Scarpa, Gianpaolo Ormezzano ed altri.
Come altri della sua generazione esordisce alla Biennale di Venezia, dove espone nel '56 e poi nel '58. Conseguito il diploma di pittura entra al Liceo Artistico dove insegna figura disegnata, dal 1958 al 1980.
Dopo un inizio improntato al realismo esistenziale, da cui si distacca dopo alcuni anni, in ragione di interessi influenzati dalla “Pittura informale” e dall' “Action Painting” americana (soprattutto per l'uso espressivo della materia pittorica), Chessa torna ad una dimensione più figurativa che all’inizio risente dell'influenza di Francis Bacon, per poi svilupparsi in una sua visione personale. In questi primi anni allestisce numerose personali: Torino, Milano, Norimberga, Roma, Londra, Bologna, Venezia…
Alla fine degli anni '60, insoddisfatto delle ultime esperienze, smette di dipingere per dedicarsi ad esperienze cinematografiche, antica passione della prima adolescenza. Si occupa di film underground, di animazione e filmati di controinformazione. Verso il 1974 torna alla pittura e lo scrittore Giovanni Arpino, presentando la sua personale del '79 alla Galleria Gian Ferrari di Milano, spiega: «Chessa ebbe ragione nel "tacere". Doveva riscoprire le ragioni del "narrare"». La sua ricerca procede ora per "cicli" nel rispetto dei "generi" e secondo i «sistemi classici di organizzazione compositiva». L'attenzione per il reale produce nature morte di reperti della quotidianità, vedute suburbane (fabbriche abbandonate, ferrovie, sottopassi) o naturali (boschi, stagni) e figure, soprattutto femminili, indagate in una loro umanità assorta.
Le presenze espositive, dalla ripresa ad oggi, sono numerosissime. Tra le personali si ricordano quelle alla Galleria Gian Ferrari, Milano; Arte Club, Torino; Galleria Davico, Torino; Il Tempietto arte moderna, Brindisi;  Galleria Forni, Bologna; Galleria Trentadue, Milano; Galleria Il nuovo fanale, Genova; Galerie Pomone, Lutry (Losanna); Galleria il Cenacolo, Piacenza;  Galleria Sorrenti, Novara; Centro Comunale di Cultura: "Il mestiere del pittore”, Valenza Po (mostra antologica);  Palazzo Lomellini (mostra antologica), Carmagnola; Galleria Biasutti, Torino; Appiani Arte, Milano; Galleria Schreiber, Brescia; Galleria Mercurio, Biella; Centro Culturale del ponte, Susa;  Galleria Berman, Torino.
Tra le principali mostre collettive di carattere nazionale e internazionale:
" L’immagine e il suo doppio", Palazzo Bagatti Valsecchi, Milano; "Palazzo della Promotrice", Torino;  “Cinq peintres de Turin”, "Maison d’art alsacienne", Strasbourg; “Paesaggio senza territorio”, “La natura morta nell’arte italiana del Novecento” curate da Vittorio Sgarbi; “Il Po del ‘900”, curata da Laura Gavioli, "Castello di Mesola"; "Roberto Tassi e i pittori", “La figura”, "Palazzo Sarcinelli", Conegliano, curate da Marco Goldin; "Sur le versant de la peinture - 11 peintres à Turin", curata da Gianfranco Bruno," Museo Archeologico" Aosta; “La parabola dei ciechi” "Lions international", Torino, Roma, Washington, New York.
Nel 2001 la Regione Piemonte gli dedica una grande mostra antologica alla Sala Bolaffi di Torino, a cura di Marco Rosci e di Pino Mantovani, dal titolo “La buccia delle cose”.
Nel 2004 dipinge due grandi opere sulla Resistenza (Partigiani nella notte, I ventiquattro giorni di Alba) collocate stabilmente sulle pareti dello scalone monumentale del Comune di Alba.
Tra i numerosi scrittori e critici che hanno scritto del suo lavoro, si citano: Luigi Carluccio, Francesco Arcangeli, Felice Casorati, Tristan Sauvage, Massimo Mila, Albino Galvano, Italo Calvino, Paolo Fossati, Italo Cremona, Giovanni Arpino, Claudio Malberti, François Debluë, Paolo Levi, Roberto Tassi, Vittorio Sgarbi, Marco Rosci, Pino Mantovani, Gianfranco Bruno, Marco Goldin, Massimo Novelli, Guido Curto, Francesco De Bartolomeis.

Buono stato di conservazione

Per ulteriori informazioni non esistate a contattarci
Prezzo: 2 400 €
Artista: Mauro Chessa
Epoca: XX secolo
Stile: Arte moderna
Stato: Buono stato

Materiale: Olio su tela
Larghezza: 100
Altezza: 60

Riferimento (ID): 1149930
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Mauro Chessa (Torino, 1933-2022) Natura Morta Con Specchio
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