Cornice L 157 x H 130 x P 9, tela cm 139 x 110
La coppia di dipinti, di grandi dimensioni e presentati all’interno di cornici antiche in legno dorato, con molure e intagli a carico degli angoli, raffigurano scene pastorali di gusto settecentesco, tipiche della tradizione lombarda e vicine alla maniera dei Londonio e dei loro seguaci, e richiamano l’area bergamasca. Le composizioni sono vivaci e ricche di figure, ambientate all’aperto e contestualizzate in paesaggi rurali. Nell’opera presentata a sinistra, in primo piano si trova un gruppo di pastori e pastorelle, disposti in modo da guidare lo sguardo dello spettatore verso il centro dell’opera. Una donna seduta tiene in grembo un agnello e sembra intrattenersi con due bambine che si avvicinano a lei con atteggiamento affettuoso. A sinistra, un’altra giovane donna, in piedi, sostiene un cesto in vimini colmo di paglia che accoglie due pulcini; la sua posa equilibrata e il suo abbigliamento semplice ma curato contribuiscono a delineare la dimensione quotidiana della scena. Sulla destra, un giovane pastore, con un bastone sorretto sulle spalle, domina un variegato gregge di pecore e capre. Gli animali, resi con attenzione naturalistica, sono uno degli elementi più caratteristici della tradizione pittorica dei Londonio: espressivi, vividi, rappresentati con cura nelle posture e nella resa del pelo. Accanto agli ovini compaiono anche un asino e altri animali, a conferma della ricchezza narrativa. Lo sfondo presenta un paesaggio morbido, collinare, attraversato da una staccionata e dominato da un borgo lontano, con case e una chiesa che si stagliano su un cielo nuvoloso. Le tonalità calde e la luce soffusa contribuiscono a creare un’atmosfera serena e bucolica, come in una giornata di lavoro tranquilla tra campi e pascoli. Il secondo dipinto, qui presentato a destra, presenta una scena altrettanto articolata e vivace, costruita attraverso una narrazione corale fatta di figure umane e animali. In primo piano, sulla sinistra, un pastore anziano è seduto a terra e circondato dalle sue pecore; la postura rilassata, il volto sereno e la presenza del cagnolino che gli sta vicino infondono alla scena un senso di intimità domestica. Più al centro emerge un uomo più giovane, in piedi accanto a un cavallo che porta una borraccia realizzata con una zucca scavata, una botte da vino e, ancorate alla sella, alcune ceste in cui vi sono due piccoli agnelli. Il suo gesto, con il braccio teso a indicare qualcosa in lontananza, introduce un dinamismo narrativo che guida lo sguardo verso lo sfondo e crea un filo di racconto implicito. Accanto a lui, sulla destra, una donna familiare e quasi affettivo alla scena pastorale. Altre figure si intravedono dietro di lei, componendo un gruppo compatto e operoso. Il cavallo e le varie pecore e capre, dipinte con evidente attenzione naturalistica, confermano anche qui l’influenza stilistica dei Londonio, celebri proprio per la resa dettagliata e vivace degli animali da fattoria. Lo sfondo offre un paesaggio collinare ampio, nuovamente un piccolo borgo, che si affaccia da un’altura. Un bosco, con alberi verdi e folti, introduce profondità, mentre il cielo luminoso, solcato da nubi leggere, armonizza l’intera composizione. L’atmosfera dei dipinti è quella di una quotidianità semplice di una comunità rurale immersa nel suo lavoro, colta in un momento di pausa o di passaggio. L’insieme trasmette un senso di armonia familiare, tipico delle scene agresti lombarde, dove il rapporto tra esseri umani, animali e paesaggio è rappresentato con dolcezza e partecipazione narrativa. Le figure rappresentate sono rielaborate in modo personale e riunite in una composizione originale, traendo ispirazione da diverse incisioni di Francesco Londonio, alle quali rimandano con evidenti affinità formali e tematiche. La famiglia Londonio occupa un posto significativo nella storia artistica lombarda del Settecento. Il membro più celebre è Francesco Londonio (1723–1783), pittore e incisore milanese, ma la famiglia comprende anche altri artisti che contribuirono alla formazione di una vera e propria scuola legata alla pittura pastorale. La bottega dei Londonio, attiva a Milano, divenne un luogo di formazione per diversi artisti: non una scuola istituzionale, ma un ambiente creativo in cui si tramandavano stile, soggetti e modi di rappresentare il mondo rurale. Con scuola dei Londonio si intende un insieme di pittori, soprattutto lombardi, attivi tra la seconda metà del XVIII secolo e l’inizio del XIX, che si ispirarono alle scene pastorali tipiche di Francesco Londonio, al naturalismo affettuoso nella resa degli animali, alle composizioni intime e quotidiane, ai colori caldi e alla luce morbida, e, soprattutto, alle celebri incisioni di Francesco, vere matrici iconografiche utilizzate come modello. Molti di questi artisti non sono sempre identificabili con precisione, ma appartengono a un filone produttivo vasto: opere destinate a ville, palazzi di campagna, dimore borghesi che desideravano soggetti agresti eleganti e rassicuranti. Francesco Londonio nasce a Milano nel 1723. La tradizione tramanda una formazione prima presso Ferdinando Porta, pittore milanese tardo-barocco, e successivamente vicino a Benigno Bossi, per avvicinarsi alla tecnica dell’incisione. Pittura e grafica rimangono entrambe fondamentali nella sua produzione. Londonio diviene celebre per un genere allora molto richiesto: la pittura agreste. Le sue opere raffigurano scene di pastori, contadini, greggi di pecore e capre, animali domestici, interni rustici e paesaggi campestri. Il suo stile unisce elementi del naturalismo lombardo, influenze da Antonio Allegri detto il Correggio, del Ceruti, Philip Peter Roos, Van Laer e Domenico Brandi, che conobbe nei viaggi a Cremona, Roma e Napoli, e una vena sentimentale e idillica, che rese le sue opere molto apprezzate dalla nobiltà e dalla borghesia del tempo, oltre che all’ambiente clericale. Tra i suoi estimatori si ricorda l’Arcivescovo Pozzobelli, il cardinale Vitaliano Borromeo, il cardinal Angelo Maria Durini. Oltre alla pittura, Londonio realizza numerose acqueforti, spesso dedicate agli stessi soggetti pastorali, che contribuirono a diffondere la sua fama anche fuori dalla Lombardia. Le sue stampe sono oggi considerate una parte essenziale della tradizione incisoria settecentesca italiana. Trascorre gran parte della sua vita a Milano, dove continua a dipingere, incidere e insegnare. Muore nel 1783, lasciando un vasto corpus di dipinti e stampe. Londonio è considerato uno dei maggiori interpreti della pittura pastorale lombarda del XVIII secolo. L’autore della coppia di opere oggetto di questo studio appartiene a questa tradizione, riprendendo modelli iconografici del Londonio e reinterpretandoli liberamente. La capacità di rielaborare tali schemi senza perderne la matrice originaria rivela non solo la conoscenza approfondita del linguaggio pittorico londoniano, ma anche la volontà di aggiornarlo attraverso soluzioni più sciolte e personali. In questo senso, i due dipinti analizzati si pongono come testimonianze significative della fortuna della scuola del Londonio nel secondo Settecento e oltre, evidenziando come la sua eredità abbia continuato a influenzare artisti e committenze sensibili alle atmosfere rurali, al naturalismo gentile delle figure e alla costruzione calibrata degli spazi. La qualità dell’impianto compositivo, la resa attenta degli animali e la poetica quotidiana che attraversa entrambe le opere non solo confermano la loro appartenenza a questa tradizione, ma ne valorizzano il ruolo all’interno del panorama lombardo e dell’evoluzione del linguaggio londoniano. La tavolozza cromatica vivace e la composizione equilibrata rendono queste due opere, di grande formato, molto decorative e di spiccata piacevolezza. Possono essere presentate sopra a consolle e cassettoni o affiancate in una parete di un salone, di uno studio o altrettanto in ingressi o corridoi, contribuendo al fascino e al dinamismo dell’arredo.
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