Castelli d’Abruzzo, metà XVIII secolo
Diametro: circa 17,5 cm
Maiolica policroma a gran fuoco
Una giovane donna, seduta su una roccia, in abito blu, tiene tra le dita un fuso. Il gesto è sospeso, assorto, silenzioso. Attorno a lei, un paesaggio costruito con misura: colline che si perdono nel blu, rovine classiche sulla destra, vegetazione mossa da pennellate rapide. Ma c’è un dettaglio che interrompe l’equilibrio: un sole raggiante, al centro del cielo, che si apre tra le nubi, in asse con la figura.
Non è lì per caso.
Quel sole — così preciso, così spesso ricorrente in opere simili — è stato riconosciuto da diversi studiosi come una sorta di firma visiva del pittore-ceramista Nicola Cappelletti (1691–1767), attivo a Castelli nella prima metà del Settecento. Un tratto personale, ripetuto, quasi segreto.
Accanto al piede della figura, sul terreno color bruno, si distingue anche un’impronta lasciata dal pittore, un segno involontario, ma rivelatore, rimasto nel colore ancora fresco.
La scena, probabilmente ispirata a una stampa francese del XVII secolo, riecheggia il gusto delle botteghe castellane per i soggetti femminili immersi in paesaggi arcadici, reinterpretati in chiave narrativa e decorativa.
I colori — blu cobalto, verde rame, giallo antimonio, ocra e manganese — sono stesi a gran fuoco, con una mano veloce, essenziale.
È presente un piccolo difetto di cottura sulla tesa, visibile all’altezza della colonna.
Fondo smaltato in bianco, privo di decorazione.