Alessandro Valdani (1712 - 1773), attr.
Salita al calvario
Olio su tela incollata su tavola, cm 50 x 39,5
Con cornice, cm 61 x 51
Scheda Critica della Prof. Simonetta Coppa
Raffigurato vi è il Cristo coronato di spine, in manto blu e veste rosso-rosata, in atto di portare in spalla la croce; davanti a lui, in primo piano, un carnefice in veste giallo bruna e mantello blu impugna una mazza ferrata e mostra la lingua al Cristo in gesto di scherno, mentre in secondo piano si intravede a sinistra un soldato con il casco sulla testa, a destra si staglia un profilo di donna, con manto azzurro e soggolo bianco (la Vergine o la Veronica).
Nato a Chiasso nel 1712, Valdani si formò presso la scuola del pittore varesino Pietro Antonio Magatti (1691-1767), esponente di spicco del Barocchetto lombardo. Magatti, la cui produzione si caratterizzò per la capacità di decorare con maestria cappelle e ossari, influenzò profondamente il giovane Valdani, trasmettendogli non solo le tecniche pittoriche ma anche un certo approccio tematico. L'attività di Magatti, che si estese a Gravedona, alla Valtellina e a Cepina di Valdisotto, attesta la sua rilevanza nel panorama artistico del tempo e il suo ruolo di precursore nella decorazione di spazi votivi legati al tema della morte e del trapasso. Sembra che, già da anni precoci, anche il Valdani si fosse affermato nel settore delle raffigurazioni malinconiche: nel 1739 egli poté subentrare a Pietro Ligari nella commissione dei dipinti dell’ossario di Cepina.
Nonostante la sua chiara fama e l'apprezzamento dei contemporanei, testimoniato persino dal vescovo di Coira che gli conferì la croce di cavaliere, parte della produzione di Valdani, è andata perduta. Tra queste si annoverano l'intera decorazione della chiesa di Sant'Anna a Chiasso e il gonfalone per la Confraternita di Balerna del 1763. Tuttavia, altre testimonianze della sua prolificità e del suo raggio d'azione geografico persistono. Nelle zone di Mendrisio, ad esempio, si conservano alcuni dipinti murali nella chiesa di Colderio, tra cui spicca la Gloria di San Giorgio sulla volta del presbiterio, un'opera che evidenzia la sua maestria nella decorazione di grandi superfici. Affreschi di Valdani si trovano anche a Chiavenna e a Piuro, e persino a Pavia, a riprova di una clientela che travalicava i confini del Canton Ticino e della Brianza comasca. Un esempio significativo della sua attività è il lavoro svolto nel 1762 nella chiesa di Cavallasca, dove Valdani realizzò gli affreschi dell'Annunciazione, del Padre Eterno e di San Raffaele sulla volta.
Nella nostra tela sembra riassunta parte della sua poetica pittorica: una scena di grande pathos e drammaticità, caratterizzata dall'esagerato deformismo dei volti, quasi grotteschi. L'accento drammatico della narrazione è sottolineato da una gamma cromatica tenebrosa e da espressioni facciali esasperate, uno stile che rimanda anche a opere del maestro Magatti, come il San Carlo Borromeo del Museo Poldi Pezzoli. Anche il volto della donna ritratta di profilo si ispira alle opere del suo maestro, come si può notare confrontandolo con la Madonna della Pinacoteca Ambrosiana.