Putti musicanti
Olio su tela, 67 × 96 cm
Cornice dorata e intagliata, XVII secolo, 86 x 110 cm
Il dipinto esaminato raffigura un gruppo di tre putti nudi in un contesto intimo e armonioso, tipico della pittura barocca genovese. L'opera si colloca difatti nel pieno del Seicento genovese, periodo di grande splendore per la città, caratterizzato dall'affermazione di un linguaggio barocco raffinato e teatrale. I putti, personificazione dell’innocenza infantile e della gioia, sono qui rappresentati con particolare enfasi sulle forme morbide e luminose, dettaglio che permette ulteriormente di ricondurre l’opera ad un artista della cerchia di Domenico Piola (1627-1703), una delle figure più rilevanti della pittura ligure del Seicento. Allievo del cognato Stefano Camogli e poi influenzato da Valerio Castello, Piola seppe fondere lo stile decorativo genovese con suggestioni classiciste e naturaliste, maturate grazie alla conoscenza della pittura emiliana (Correggio, Guido Reni) e romana. Fondatore della bottega di Casa Piola, fu al centro di un'intensa attività decorativa in palazzi e chiese genovesi, coordinando numerosi collaboratori e contribuendo alla diffusione del linguaggio barocco in Liguria. Accanto a Piola, nell’area genovese, spiccano artisti come Gregorio De Ferrari, Giovanni Battista Gaulli (il Baciccio) e Valerio Castello, tutti impegnati nella decorazione di chiese e residenze nobiliari. Rispetto ai coevi, Piola mostra una vena più dolce e decorativa, prediligendo un registro luminoso e morbido, con figure dal modellato rotondo e composizioni ricche ma equilibrate.
La pittura di Piola, rispetto ad esempio a quella di De Ferrari, è meno dinamica e nervosa, ma più attenta al decorativismo e alla piacevolezza visiva. Questo gusto si rispecchia nella predilezione per soggetti giocosi e allegorici, come i putti, spesso utilizzati anche come elementi ornamentali nelle quadrature e nei soffitti affrescati.
Il putto centrale regge un cartiglio musicale, mentre un altro sembra leggerlo o accompagnarlo, suggerendo un’allusione alla musica celeste, simbolo di armonia universale e beatitudine divina. La resa atmosferica, ottenuta attraverso un uso calibrato di luci e ombre, conferisce al gruppo una presenza quasi scultorea.
I putti, eredi rinascimentali dei "amorini" classici, assumono nel Seicento una funzione simbolica polivalente: incarnano la leggerezza, la gioia infantile, ma anche la dimensione spirituale e paradisiaca. Nella pittura barocca, essi sono frequentemente associati alla musica, simbolo dell'armonia cosmica e della lode divina. Il cartiglio musicale tenuto dal putto centrale potrebbe suggerire un rimando all'armonia delle sfere o alla celebrazione angelica, temi cari alla tradizione controriformata che vedeva nella musica sacra uno strumento di elevazione spirituale.
L'uso della musica come tema decorativo si inserisce pienamente nella poetica barocca di coinvolgimento sensoriale ed emotivo, e nel contesto genovese risponde anche al gusto aristocratico per la raffinatezza delle arti decorative e musicali.
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