XVI secolo, Maestro fiammingo attivo in toscana
Crocifissione
Olio su rame, cm 18 x 13
Cornice 35 x 30
Il dipinto raffigurante la Crocifissione con Cristo, la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista affronta un soggetto tra i più consueti e simbolicamente pregnanti dell’arte sacra rinascimentale e proto-barocca.
L’analisi stilistica — basata sulla composizione simmetrica, sull’impiego di colori smorzati ma intensi, sulle aureole dorate a raggi e sull’ambientazione sobria con fondale paesaggistico — consente di collocare l’opera nell’ambito della produzione italiana del XVI secolo, verosimilmente in relazione con la scuola centro-italiana. Non mancano tuttavia elementi che rivelano un contatto, diretto o mediato, con la pittura fiamminga coeva, evidente soprattutto nell’attenzione al dettaglio e nella resa luministica.
L’aureola raggiata che incorona il capo di Cristo, tipica delle aree toscane e umbre nella prima metà del Cinquecento, è eseguita con una precisione orafa che denuncia l’influsso della tradizione nordica. Tale commistione di linguaggi suggerisce un ambiente culturale aperto a stimoli transalpini, forse attraverso la circolazione di incisioni o modelli pittorici provenienti dalle Fiandre.
La figura di San Giovanni Evangelista, avvolta in un ampio manto rosso e caratterizzata da un atteggiamento di composta mestizia, richiama lo stile di Pietro Perugino e dei seguaci di Raffaello, mentre la Vergine, con le mani giunte e il volto dolcemente inclinato, rimanda a modelli devozionali analoghi, in particolare a quelli elaborati da Perugino e da Benvenuto Tisi, detto il Garofalo.
L’impianto generale e la gamma cromatica, nel loro equilibrio misurato e nella predilezione per toni freddi e armonicamente distribuiti, fanno pensare a una bottega minore o provinciale, che rielabora in chiave semplificata gli schemi raffaelleschi e perugineschi allora largamente diffusi.
La luce fredda e diffusa, che modella le figure con gradualità e senza marcati contrasti chiaroscurali, conferisce alla scena un tono di pacata spiritualità e rivela affinità con la pittura fiamminga del primo Cinquecento, in particolare con le opere di Joos van Cleve e Jan Gossaert (Mabuse), artisti noti per i loro rapporti con l’Italia.
Un utile termine di confronto può essere individuato nel Polittico della Cervara di Gerard David, oggi conservato presso il Museo di Palazzo Bianco a Genova, che presenta analoghe soluzioni luministiche e una simile sensibilità per l’equilibrio compositivo e la resa emotiva dei personaggi.




































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