Scuola fiamminga, paesaggio boschivo con castello e città sul colle vicino al fiume, XVII sec

Scuola fiamminga, paesaggio boschivo con castello e città sul colle vicino al fiume, inizi XVII secolo

Olio su tela, 75 × 95 cm

Il dipinto si apre con un ampio paesaggio boschivo, modellato attraverso una straordinaria varietà di verdi — freddi in primo piano, più caldi e ramati nelle zone intermedie, fino a sfumare in toni argentati nella distanza — tipici del manierismo fiammingo dei primi decenni del Seicento. La composizione segue il linguaggio dei paesaggisti nordici: il fiume che scorre in basso, un castello posto vicino all’acqua con mura compatte e torre quadrata, e più in alto una città fortificata sul colle, con torri appuntite, tetti alternati e pendii terrazzati.

La raffinatezza del fogliame, la profondità atmosferica e la costruzione stratificata del paesaggio rimandano alla mano di un pittore formato nella complessa tradizione fiamminga del paesaggio monumentale. La figura della Maddalena penitente, collocata presso una grotta con teschio, libro aperto e vaso, presenta invece un trattamento diverso: più semplice, più diretto, e riconducibile con ogni probabilità all’intervento di un secondo maestro, secondo l’uso dell’epoca che prevedeva paesaggisti specializzati e pittori di figure distinti.

Sorge così la domanda: la città sul colle è reale o un’invenzione?

La risposta si colloca tra le due possibilità. La struttura urbana, l’alternanza delle torri, la forma delle mura e l’articolazione tra castello in basso e città elevata rimandano al vocabolo architettonico dell’Europa centrale fra fine Cinquecento e inizi Seicento. Le pendenze terrazzate, i tetti sovrapposti e l’impianto complessivo ricordano infatti più di un insediamento della Boemia storica e degli antichi territori ungheresi.

Questa somiglianza rende naturale il collegamento con la cultura figurativa sviluppata a Praga sotto Rodolfo II, dove la combinazione di città fortificate, castelli fluviali e paesaggi a più livelli era un tratto distintivo. Anche la gamma cromatica e la costruzione dello spazio richiamano l’estetica delle vedute tradotte in pietre dure da Castrucci, caratterizzate da castelli posti a mezza costa, città rialzate e un uso raffinatissimo delle tonalità verdi. Non si tratta di un rapporto diretto, ma del riferimento a un medesimo universo visivo centro-europeo condiviso.

In quegli anni alcuni artisti potevano effettivamente studiare paesaggi e architetture dal vero — come fece talvolta lo stesso Castrucci — ma non era possibile raggiungere ogni luogo rappresentato. Per questo la pratica corrente consisteva nel combinare osservazione diretta e repertori grafici già disponibili.

Fra questi il più influente fu il monumentale Civitates Orbis Terrarum, pubblicato in sei volumi tra il 1572 e il 1617, che riunì oltre 540 vedute di città, castelli, fiumi e paesaggi europei. A esso si affiancavano le incisioni dei Sadeler, di Willenberg, di Hoefnagel e di altri maestri attivi tra Fiandre, Germania e Boemia: una vera biblioteca visiva, ricca di modelli per torri, mura, ponti, castelli fluviali e città arroccate.

Il paesaggio del dipinto risponde esattamente a questo linguaggio grafico:

– la città sul colle richiama varie vedute boeme dell’epoca rudolfina;

– il castello vicino al fiume è affine ai complessi fortificati dell’Europa centrale;

– le barche leggere, il ponte in legno con viandanti, i tetti alternati e le pendenze terrazzate derivano chiaramente dai repertori incisori dell’epoca.

Stato di conservazione

Il dipinto è stato acquistato con una seconda tela ottocentesca, rimossa in restauro, che ha restituito la tela originale antica, spessa, con tessitura irregolare e cime grandi, tipica dei telai manuali. Ritocco localizzato nell’angolo superiore destro. La superficie pittorica è nel complesso ben conservata, cretto coerente con l'epoca .