Gian Domenico Cerrini (Perugia 1609 – Roma 1681)
Olio su tela, XVII secolo
Questa delicata e ispirata raffigurazione di Santa Cecilia, vergine e martire romana, esemplifica l’ideale classico del Seicento romano nella sua espressione più pura, per mano del raffinato Gian Domenico Cerrini. La santa è ritratta in un momento di estatica contemplazione, con lo sguardo sollevato verso l’alto e il volto irradiato da una luce tenue e spirituale. La composizione è sobria, nobile, completamente incentrata sulla figura.
I tratti del volto sono morbidi, di una bellezza ideale: la pelle perlacea, le guance arrossate e le labbra socchiuse suggeriscono uno stato di fervore mistico. I capelli sono raccolti con eleganza e ornati da un filo di perle, gioiello che allude alla sua castità. La santa indossa un manto rosso su veste azzurra e bianca, colori simbolici della carità, della purezza e della fedeltà. Al centro della scena, la palma del martirio, tenue ma eloquente, è tenuta con dita affusolate, rese con precisione accademica.
Il gesto della mano sinistra che sfiora un velo bianco, posto su un parapetto in pietra, introduce un tono di pudore e umanità. Il fondo neutro e scuro isola la figura, sottolineandone la sacralità. Il chiaroscuro, misurato e vellutato, rivela la piena adesione dell’artista al classicismo romano post-caravaggesco, accostabile alla pittura di Andrea Sacchi o Carlo Maratti, ma con una grazia lirica tutta personale.
Opera di profonda spiritualità, essa celebra Santa Cecilia come modello di bellezza, pudore e musica dell’anima, secondo l’ideale controriformato di donna santa e intatta.