Giorgio Rossi (1894-1981)
Volto di donna, terracotta, circa 1920-1930
Scultore toscano del Novecento
Terracotta modellata a mano dall’artista, pezzo unico
Altezza: 27 cm
Giorgio Rossi appartiene a quella generazione di scultori toscani che operarono tra le due guerre mondiali. Formatosi a Firenze ed influenzato fortemente da Antonio Bortone, iniziò con monumenti e opere legate al gusto liberty e alla monumentalità commemorativa. Dopo la Prima guerra mondiale si orientò verso un linguaggio di realismo poetico tipico del Novecento, capace di unire osservazione del vero e idealizzazione delle forme. Questa evoluzione lo portò a una sintesi vicina all’Art Déco, ma senza eccessi di stilizzazione, dove il dato reale si combina con una visione intima e misurata.
La terracotta, materiale che Rossi prediligeva, si colloca nella lunga tradizione toscana che va dagli etruschi al Rinascimento, diventando per lui un mezzo privilegiato per tradurre la presenza e la verità umana. Il volto femminile qui presentato ne è un esempio: modellato sobrio, volumi equilibrati, sguardo appena inclinato, superficie che conserva la calda patina originaria.
Provenienza: direttamente dalla famiglia dell’artista, conservato in collezione sin dall’origine. L’opera è documentata nei cataloghi dedicati a Giorgio Rossi.
Stato di conservazione: eccellente.
Esposizioni (selezione – partecipazione dell’artista)
1906, 1912-13, 1916-18: Società di Belle Arti, Firenze
1920: Mostra d’Arte Sacra, Venezia
1925: Premio Principe Umberto, La Permanente, Milano
1930, 1936: Biennale di Venezia
2007: Giorgio Rossi. Scultore nel secolo breve, Palazzo Panciatichi, Firenze
2010: Le voci di dentro. La scultura di Giorgio Rossi, Sala delle Colonne, Ente Cassa di Risparmio di Firenze
2011: Nel segno della Sieve, Pontassieve
2013: Volti dal passato, Palazzo Medici Riccardi, Firenze
Biografia
Nato a San Piero a Sieve nel 1894, Giorgio Rossi si formò all’Accademia di Belle Arti di Firenze con Antonio Bortone. Le sue prime opere risentono dell’influenza commemorativa e liberty, ma dagli anni Venti sviluppò un linguaggio personale fondato sull’equilibrio tra tradizione e modernità, con la figura umana al centro della ricerca. Partecipò a importanti manifestazioni nazionali, tra cui due edizioni della Biennale di Venezia, dove le sue opere furono apprezzate per la qualità tecnica e per l’attualità dell’interpretazione della tradizione. Per oltre trent’anni insegnò alla Scuola Artistico-Industriale di Volterra, specializzata nell’alabastro, formando generazioni di artisti. Fino alla morte, avvenuta a Firenze nel 1981, proseguì una ricerca costante sulla forma, sulla luce e sulla dimensione interiore dei suoi soggetti.