Astrazione ottica di Enrico Sirello, 1974 – Movimento italiano dell’Arte Programmata
Enrico Sirello (Livorno, 1930–2012)
Studio per murale n.1 (Fondo nero e assi rossi), 1974
Acrilico su pannello, 35 × 35 cm
Firmato, datato e titolato al retro – N. d’archivio 05/1263
Quest’opera di Enrico Sirello, figura centrale dell’avanguardia livornese e del movimento italiano dell’Arte Programmata, rappresenta una ricerca sviluppata negli anni Settanta al confine tra arte astratta, scienza e psicologia visiva.
L’artista indaga come colore, direzione e forma influenzino la percezione, concependo il dipinto come esperienza visiva più che come rappresentazione.
Le forme bianche e nere, attraversate da assi rossi, sembrano vibrare e spostarsi sotto lo sguardo. Sirello definiva queste composizioni “osservazioni notturne”, nate “dal buio della mente” — visioni interiori in cui il pensiero si trasforma in immagine.
Attraverso queste opere, l’artista tradusse in pittura i principi della psicologia della forma (Gestalt) e sviluppò la propria teoria degli effetti anisotropici, secondo cui l’immagine cambia a seconda della direzione dello sguardo.
Stato di conservazione: buono stato originale, superficie stabile, lievi segni del tempo.
Cornice: listello in legno nero originale.
Enrico Sirello (1930–2012) è stato un pittore livornese attivo tra gli anni Sessanta e Ottanta.
La sua opera si colloca nel solco delle ricerche ottico-cinetiche e programmate italiane, dove arte e scienza si incontrano per analizzare la percezione del movimento e la dinamica della visione.
Influenzato dalla psicologia della Gestalt e dagli studi sul colore, Sirello elaborò un linguaggio geometrico rigoroso, basato su moduli, variazioni direzionali e vibrazioni cromatiche che generano un senso di movimento ottico controllato.
Nel 1965 partecipò alla mostra Strutture Significanti insieme a Baldi, Cannilla, Drei, Glattfelder, Guerrieri, Lazzari, Lorenzetti, Masi, Pace e Pesciò, con testi critici di Giulio Carlo Argan, Germano Beringheli e Emilio Garroni.
Per Sirello la pittura era un laboratorio mentale, un luogo dove il pensiero diventa forma e il vedere si fa atto consapevole.
Le sue opere, sospese tra rigore e poesia visiva, propongono una visione dell’arte come linguaggio universale che unisce percezione, razionalità e sensibilità.





































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