Immersa in un paesaggio boscoso, il cielo che tende all’imbrunire, una pastorella siede con la schiena appoggiata alla nuda roccia, intorno a lei un piccolo gregge eterogeneo composto da pecore, alcune capre eda un vitello. La giovane sembra a trovarsi a proprio agio nella foresta ed ilsuo profilo restituisce allo spettatore uno sguardo malizioso, il sorriso appena accennato. Tuttavia alcuni dettagli fanno pensare che le cose appaiano diverse da come sembrano: le vesti eleganti di stoffe bianche e rosse ed ilbracciale di perle contrastano con lo stile di vita umile di chi bada agliarmenti. A svelare il mistero è un dettaglio affascinante. In alto a destrasono infatti appese alle fronde di un albero le parti di un’armatura completa,con corazza, spallacci, elmo e persino spada e scudo a guisa di trofeo conquistato. Il dettaglio è sufficiente da rivelare che non siamo al cospetto di una semplice pastorella ma della maga Circe, resa famosa dall’Odissea. Narra Omero che durante le sue peregrinazioni per tornare a Itaca dopo la guerra di Troia, Ulisse e i suoi compagni giunsero all’isola di Eea, coperta divegetazione e oggi identificata con il Circeo. Vi dimorava Circe, maga chestregava gli incauti marinai trasformandoli in bestie, destino che toccò anche ai compagni di Ulisse, salvo poi essere tramutati nuovamente in uomini grazie alla proverbiale astuzia del re di Itaca. La scena è quindi raccontata in maniera indiretta, con la maga che appare sotto mentite spoglie, all’apparenzainnocua, mentre si circonda degli uomini ormai stregati e tramutati in bestie.
L’opera è frutto della mano e dell’invenzione delpittore Giovanni Francesco Castiglione (Genova 1641 - Mantova 1716). Figlio del grande maestro barocco genovese Giovanni Benedetto, il “Grechetto” (1609 –1664), Gio Francesco nasce a Mantova, dove il padre lavora come pittore dicorte per il duca Carlo II. Assorbe così gli stilemi del padre, reso celebre per le grandi tele a soggetto biblico e mitologico che grande successo ebbero dapprima a Genova e poi nel resto d’Italia. La considerazione nella città dei Gonzaga è grande per la famiglia dei Castiglione tanto che, così come il padre, nel 1681 Giovanni Francesco viene nominato anch’egli pittore di cortedall’ultimo duca di Mantova, Ferdinando Carlo Gonzaga-Nevers. L’opera è stata pubblicata in un recente volume che raccoglie le ultime scoperte e gli studi sulle opere della famiglia Castiglione.




























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